Un mercato blockchain più maturo: meno annunci e più progetti (+59%) nel segno degli ecosistemi

La ricerca dell’Osservatorio Blockchain & Distributed Ledger sul 2020 segnala un rallentamento degli investimenti in Italia, ma con un 60% delle risorse dedicate a progetti operativi. Un focus particolare agli sviluppi nei settori crypto, Decentralized Finance, digital identity, tracciabilità e “notarizzazione”, ai progetti internazionali e all’evoluzione del contesto normativo.

Pubblicato il 23 Gen 2021

Osservatorio Blockchain Progetti 2021
Valeria Portale, Direttore dell’Osservatorio Blockchain & DLT del Politecnico di Milano

Per chi scrive di tecnologia la blockchain rappresenta una fonte straordinaria di informazioni, idee, progetti, percorsi di innovazione e l’Osservatorio Blockchain & DLT si conferma come il luogo ideale per capire quanto sia ricco, eterogeneo, complesso e vivace questo mondo. L’appuntamento di quest’anno è stato speciale, molto probabilmente per il fatto che la blockchain arrivava da una fase di rallentamento, da un periodo, causato anche dagli effetti indiretti della pandemia, in cui l’attenzione (e come vedremo anche gli investimenti) hanno preso altre strade. Ma come già era successo (basti pensare al crypto winter qualche tempo fa) si avvertono i segnali di una reazione. E come appunto mette in il convegno dell’Osservatorio, le ragioni non mancano. La sostanza progettuale c’è, anzi, questo rallentamento sembra avere penalizzato il fenomeno degli annunci di nuovi progetti che sono effettivamente calati dell’80% mentre al contrario  ha premiato i progetti concreti che hanno registrato una crescita del 59%.   

1.224 progetti blockchain dal 2016 al 2020. 267 progetti nel 2020 di cui 83 attivi

Valeria Portale, direttore dell’Osservatorio Blockchain & DLT del Politecnico di Milano rileva che per quanto le conseguenze economiche collegate alla pandemia si siano fatte sentire non hanno però fermato lo sviluppo della blockchain. Ammontano a ben 1.242 le operazioni blockchain censite dal 2016 al 2020, suddivise tra annunci che ancora prevalgono a quota 734 e un valore più stabile e significativo di 508 progetti concreti. Guardando al difficilissimo anno appena trascorso Valeria Portale ricorda che sono 267 i progetti avviati nel 2020. E nella scomposizione di questo anno si vede già il segno di questa tendenza, gli annunci sono minoritari e arrivano a 70 mentre i 197 progetti concreti si suddividono a loro volta in 83 progetti attivi sul campo e 114 tra Proof of Concept e sperimentazioni. Nel 2019 i progetti censiti erano 579 e il mercato contava ancora su una componente importante di “annunci”, come avevamo raccontato nel servizio Osservatorio Blockchain 2019: progetti in crescita del 76%, Italia a quota 150.

La sintesi del la traccia Valeria Portale ricordando, come già ci aveva anticipato in questo servizio (Ecosistemi, DeFi, Self Sovereign Identity, Central Bank Digital Currency: ecco il 2021 della blockchain), che l’hype sembra al termine e l’attenzione è tutta sul lavoro e sui risultati dei progetti. e sullo sviluppo di ecosistemi.

Certamente e in ogni caso l’andamento di Bitcoin contribuisce a tenere comunque alto, anche se per ragioni diverse, il livello di attenzione nei confronti del mondo blockchain che in questa necessità di spostare il focus sui progetti concreti trova, come osserva il direttore dell’Osservatorio, una “sponda” e un appoggio sullo sviluppo di ecosistemi. O meglio, come confermano molti speaker che hanno partecipato al convegno, un consolidamento degli ecosistemi esistenti e per certi aspetti delle piattaforme sui quali spesso sono basati.

Finance, Government e Agrifood: dove si lavora con la blockchain

Focalizzando l’attenzione sui progetti operativi e sui Proof of Concept la progressione è sotto gli occhi di tutti, dai 32 del 2016 ai 124 del 2019 per sfiorare i 200 nel 2020 e a crescere sono proprio i live project, segno che aziende e organizzazioni sono ansiose di monetizzare gli investimenti effettuati in sperimentazione e in PoC. La finanza resta il settore più attivo, ma se si guarda alla dinamica di crescita e di sviluppo rispetto al passato si vede che anche gli altri settori si stanno muovendo con un altro passo, come nel caso dell’agrifood, delle utility e naturalmente della Pubblica Amministrazione.

Se si quadra agli ambiti applicativi  la ricerca dell’Osservatorio ci dice che si lavora ancora per portare efficienza a processi esistenti come nel mondo dei pagamenti e nella tracciabilità di filiera. La scelta di far partire progetti su Application Specific (approfondiamo dopo il ruolo di queste piattaforme) risponde alla domanda di funzionalità e di personalizzazione sui bisogni di una specifica filiera o ecosistema, ma chiede di mettere in conto la necessità di affrontare temi di interoperabilità tra applicazioni in prospettiva futura. Condivisione e coordinamento dei dati rappresentano uno delle principali motivazioni per mettere in moto un progetto blockchain ed è alla base del 59% dei casi dal 2016 a oggi. La verificabilità dei dati da parte di altri attori dell’ecosistema o di terzi rappresenta il 24% delle motivazioni e trova spazio e consenso soprattutto nel mondo agroalimentare e in tutti i settori in cui sta crescendo la domanda di tracciabilità. L’utilizzo dei crypto asset per lo scambio di valore è un altro “motore” che guida le progettualità blockchain mentre una quota ancora minima pari al 4% arriva dalla richiesta di realizzazione di nuovi processi affidabili e verificabili.

  1. Verificabilità dei dati o notarizzazione o “tracciabilità”
  2. Coordinamento dei dati e programmabilità
  3. Scambio di valore
  4. Sviluppo di nuovi processi “onchain”

Ma rimaniamo sulle ragioni che stanno alla base della scelta della Blockchain. Per capire le prospettive è utile comprendere bene quali sono oggi gli ambiti nei quali le imprese prendono in considerazione la blockchain considerando che l’obiettivo principale che mette in moto questi progetti è appunto ancora la  ricerca di efficienza per i processi esistenti. Questa fase è necessaria per capire  cosa manca per avere un altro cambio di passo. E forse la risposta sembra essere nel lavoro che arriva dal quarto punto, ovvero dalla sperimentazione e dai vantaggi dei nuovi processi onchain e dal tema dell’integrazione. Gli ecosistemi hanno bisogno di regole, devono identificare dei modelli per la gestione dei partecipanti e in funzione degli sviluppi che si possono attuare devono mostrare flessibilità e scalabilità. Nello stesso tempo, nel momento in cui si guarda tanto alle esigenze quanto ai vincoli che stanno alla base delle scelte delle aziende ,è necessario che le prospettive progettuali blockchain siano in grado di alzare il livello di integrazione con i sistemi aziendali.

Blockchain: a che punto siamo in Italia e nel mondo?

L’Italia avrà pure subito un rallentamento, che in termini di investimenti ha segnato una contrazione del 23% rispetto al 2019, ma continua ad avere una posizione e un ruolo di tutto rispetto a livello internazionale. Se è vero che gli Stati Uniti si confermano come uno dei paesi più attivi con 72 progetti lanciati nell’ultimo quinquennio e se non deve sorprendere la vitalità della Cina con 35 casi, e la conferma del Giappone, a sua volta con 28 casi, l’Italia rimane nella lista dei primi 10 mercati con il maggior numero di progetti.

Se è arrivato il momento degli ecosistemi ecco che il focus passa sulle applicazioni

Nel 47% dei casi mappati nel 2020 vediamo che si tratta di progetti che utilizzano piattaforme esistenti e anche questo rappresenta un altro segno di maturità di una community che sposta il baricentro dell’attenzione e del lavoro dalla parte infrastrutturale o di piattaforma a quella applicativa, alle soluzioni. Su questo tema, e lo vedremo anche in questo caso più avanti, si innesta anche la sfida potenziale sfida legata a una “convergenza” o collaborazione sia tra piattaforme diverse sia tra mondo permissionless e permissioned.

Application Specific, General Purpose Permissionless o General Purpose Permissioned?

In uno scenario caratterizzato dallo sviluppo di ecosistemi l’attenzione è destinata a passare dalle piattaforme alle applicazioni, ma per comprendere questo scenario è necessario sottolineare che si sta assistendo a una sorta di polarizzazione su due mondi:

  • Le Application Specific, dedicate a una specifica funzione o meglio ancora a una applicazione o comunque con una marcata specializzazione settoriale
  • Le General Purpose, che con un approccio di servizio orientato a diverse realtà sono concepite nella prospettiva di servire come una sorta di piattaforma aperta sulla quale possono essere “appoggiate” applicazioni di diversa natura in diversi settori e possono essere sfruttate dalle aziende di qualsiasi settore per la creazione di applicazioni diverse.

A loro volta occorre sottolineare che queste piattaforme si dividono in General Purpose di tipo Permissionless e di tipo Permissioned.

Il caso delle Application Specific ha trovato peraltro un consenso importante proprio per il fatto che hanno visto al lavoro gruppi o consorzi di aziende tipicamente dello stesso settore condividendo le prospettive di filiera allo scopo di collaborare per lo sviluppo di una specifica applicazione comune a tutte le realtà. Al contrario le General Purpose Permissionless sono aperte e permettono lo sviluppo di soluzioni in ambiti diversi senza “limiti” legati all’accesso. Le General Purpose Permissioned infine mantengono la flessibilità in termini di possibilità di sviluppo settoriale e di specializzazione, ma prevedono forme di accesso, controllo e gestione e tipicamente sono in capo a consorzi nazionali o internazionali o istituzioni pubbliche.

Permissionless – Permissioned, non è una eresia parlare di convergenza

Davanti a uno scenario che vede (finalmente) una focalizzazione sulle piattaforme e sugli ecosistemi e che concentra le risorse sulla realizzazione di progetti concreti puntando sulle applicazione è necessario guardare subito oltre e in particolare gettare lo sguardo, in modo oggi più “laico” rispetto al passato in termini di convergenza o collaborazione tra piattaforme diverse e più ancora tra permissionless e permissioned. E in questo senso si segnalano progetti importanti che possono aprire la strada a forme di integrazione e di collaborazione tra piattaforme e soprattutto tra ecosistemi diversi. Perché è importante? Perché dietro alla crescita di progetti concreti ci sta la crescita di attenzione di aziende e organizzazioni che con la blockchain e sulla blockchain vogliono trovare nuove occasioni di business, nuove forme di efficienza, nuove prospettive di sviluppo per le quali sono necessarie maggiori garanzie in termini di prospettive di interoperabilità.

DeFi: la focalizzazione sulle applicazioni sta dando i suoi frutti

Francesco Bruschi, Direttore dell’Osservatorio Blockchain & DLT del Politecnico di Milano

Francesco Bruschi, Direttore dell’Osservatorio Blockchain & Distributed Ledger sottolinea a sua volta che lo sviluppo di ecosistemi sta permettendo di creare nuove opportunità, grazie alla disponibilità di piattaforme, di infrastrutture e, punto chiave, di applicazioni che iniziano a diffondersi in modo importante sul mercato e che generano nuovo valore. Certamente, osserva ancora Bruschi, c’è ancora tanto da fare nel percorso di costruzione di queste piattaforma abilitanti e la strada deve guardare con sempre maggiore attenzione anche ai temi dell’esperienza utente, dell’usabilità per uscire da un perimetro strettamente tecnologico e per mettere a disposizione soluzioni sempre più facilmente utilizzabili. In questo senso i tavoli di lavoro sono più che mai multidisciplinari e coinvolgono tanto la componente tecnologica in senso stretto quanto il lavoro sulle interfacce e sulla user experience con lo sguardo sempre rivolto all’evoluzione della normativa che si sta muovendo in modo certamente più convinto e deciso rispetto al passato ma che ha ancora molto da fare per “garantire” alle aziende dei percorsi di sviluppo certi.

Ci sono settori che hanno messo a valore nel corso del 2020 i diversi piani di innovazione e hanno saputo mettere a disposizione dei consumatori delle applicazioni realmente innovative in grado di cambiare in modo profondo le regole di business dei mercati. E uno degli esempi più significativi in questo senso è rappresentato dalla Finanza decentralizzata o DeFi.

DeFi come avanguardia di altri fenomeni di innovazione

Cosa ci insegna, tra le tante innovazione di cui è protagonista, il mondo della Decentralized Finance? Quali sono gli “asset” che possono essere sfruttati in tanti altri ambiti mettendo a valore lo straordinario “bagaglio di sperimentazioni ed esperienze” che si è creato nella DeFi? Le prospettive sono tante e possono portare valore in tanti mercati, ma due in particolare forse sono oggi da mettere in evidenza: opportunità di sviluppo, nel senso di possibilità di “comporre” in modo più veloce ed efficiente le applicazioni con maggiori garanzie di interoperabilità e con maggiori spazi di manovra in termini di sviluppo dell’esperienza utente. Due aspetti che sono intimamente legati al concetto di ecosistema e che attengono al fatto di disporre di una piattaforma che consente di rispondere sia alla domanda di interoperabilità sia a quella di governance.

La Governance è molto probabilmente la dimostrazione di come le soluzioni della finanza decentralizzata hanno saputo rispondere a uno dei temi più delicati nei progetti basati sulla blockchain: chi governa e come la governance? (semplificando) Come si ottiene il rispetto delle regole?

Il mondo DeFi dimostra, con l’attenzione e lo sviluppo con cui ha risposto all’offerta di innovazione, che una risposta “chiara e trasparente” è in un modello in cui la Governance è nel codice stesso. L’applicazione porta con sé l’adesione al sistema di “regole”. Si può dire, ancora una volta con un eccesso di semplificazione, che l’infrastruttura comprende anche la governance e agli utenti si chiede (o viene concesso, in funzione dei punti di vista) di concentrarsi su dati e servizi. In altre parole significa passare ad un nuovo di interpretare il concetto di trasparenza.

Come cambia lo scenario normativo

L’Europa da una parte, le istituzioni bancarie e finanziarie sovranazionali dall’altra e l’iniziativa di istituzione dei singoli stati. Il 2020 ha segnato dei passi in avanti che si possono riassumere in alcuni passaggi chiave, almeno per i tavoli di lavoro che si sono aperti o consolidati: il Digital Finance Package della Commissione Europea  che punta tra l’altro a indirizzare una regolamentazione per il mondo dei crypto-asset e per la tutela dei consumatori come presupposto fondamentale per uno sviluppo del mercato, ma anche come nuove prospettive per tutto il mondo fintech che potrà contare su una armonizzazione rispetto alle legislazioni vigenti. Grazie a questa normativa cambia lo scenario per lo sviluppo di progetti stablecoin, come ad esempio Diem (ex Libra) di Facebook, sia per quanto riguarda le Central Bank Crypto Currency  CBDC delle banche centrali.

Il Team dell’Osservatorio Blockchain & DLT impegnato nella ricerca e nei tavoli di lavoro

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