Blockchain e Governance: gli ambiti applicativi nell’Impresa 4.0 con le DLT

Blockchain e Distributed Ledger Technology non sono solo un tema di tecnologie, ma attengono alla visione e alla organizzazione, alle regole, agli atteggiamenti e ai comportamenti. Serve un nuovo approccio in termini di Governance per le imprese e per le pubbliche amministrazioni

Pubblicato il 27 Dic 2018

normativa blockchain

Il punto di congiunzione tra un fenomeno tecnologico dirompente a livello di innovazione e la realtà delle imprese e delle persone è racchiuso in una parola: Governance. Cosa quel fenomeno può fare per il bene delle imprese o per migliorare la qualità della vita delle persone dipende da come le imprese e le persone intendono utilizzarlo e dai vincoli che intendono adottare nel suo sviluppo. Dalla Governance intesa non solo come Regolamentazione ma come costruzione di un equilibrio tra innovazione, persone e imprese discende il successo o l’insuccesso di qualsiasi innovazione. Tra le innovazioni dirompenti che impongono di potenza una loro specifica visione della Governance e innovazioni “timide” che vengono soffocate dalle “leggi” ci sta la realtà ed è con questa realtà che si misura oggi l’introduzione della Blockchain in tantissimi ambiti della nostra vita e del nostro lavoro.

Blockchain permissionless e blockchain permissioned, la differenza è nella Governance

Cosa distingue le blockchian permissionless o aperte e pubbliche dalle blockchain permissioned o private? in una parola, la Governance. nelle blockchain permissionless non sono ammessi permessi e non sono ammesse deroghe rispetto alle logiche attuative del protocollo di gestione della blockchain: tutti possono partecipare, tutti possono vedere tutto, tutti possono contribuire al processo di validazione e approvazione e alla “costruzione” dei blocchi della blockchain. l’attività di scrittura sul Registro Distribuito è nelle “mani” di un protocollo che governa il meccanismo di consenso a cui tutti si attengono senza distinzioni. La blockchain è, a meno di interventi radicali e rarissimi come possono essere i fork, inflessibile.

Nel caso delle blockchain permissioned il discorso cambia. Nel momento in cui si introduce la possibilità di concedere e gestire dei permessi si introduce nella blockchain la possibilità di essere adattata a determinate circostanze o obiettivi. La possibilità di “cambiare” il comportamento della blockchain, ovvero di costruirla sulla base di determinate esigenze ne cambia la logica stessa e introduce, in particolare per il campo delle blockchain permissioned, il tema della definizione di una Governance.

Così come nelle tradizionali organizzazioni centralizzate vi sono funzioni che sono chiaramente ed esplicitamente in capo a un ente o a una organizzazione centrale che può controllare, vigilare, autorizzare od escludere, così nelle blockchain permissioned l’accesso e le attività di validazione sono soggette e limiti e permessi stabilità da coloro che promuovono lo sviluppo della blockchain. Non si tratta di una situazione che replica il “mondo centralizzato” quanto di un bilanciamento di “poteri” per iniziativa di consorzi o federazioni di imprese od organizzazioni e che trovano proprio nelle regole della Governance le modalità per gestire alcuni fattori chiave come gli accessi e come i temi della validazione delle transazioni.

I punti chiave della governance blockchain

La governance è e resta dunque uno dei punti chiave nei percorsi di adozione della blockchain. Con quali regole o con quale approccio si sceglie la blockchain e con quali regole si stabiliscono i criteri di adesione, di accesso e di verifica e, anche, di partecipazione?

Il tema è al centro del dibattito anche perché è dalle risposte che arrivano a questi temi che si aprono o chiudono tante prospettive progettuali. La strada dei consorzi così importante in questa fase ha proprio lo scopo di “scrivere” regole comuni e condivisibili. Diversamente vengono meno tanti vantaggi attribuiti alla blockchain come l’interoperabilità, la collaborazione, la trasparenza stessa.

Ma quali sono gli ambiti che caratterizzano la governance della blockchain.

  • Governance di ecosistema in cui si definiscono i riferimenti della blockchain stessa, i ruoli, le responsabilità, le funzioni e i criteri decisionali. Nella governance di ecosistema occorre poi agganciare il tema della governance decisionale della blockchain e del tema della “proprietà” della blockchain. Potrebbe essere secondo alcuni un ossimoro proprio perché il concetto stesso di blockchain dovrebbe escludere una “proprietà”, ma resta tuttavia la questione che nelle blockchain private questo è un tema aperto e anche su questo aspetto la logica dell’ecosistema può rappresentare una risposta.
  • Governance tecnologica – C’è poi un tema di governance tecnologica e attiene alla necessità di agganciare e gestire la blockchain in relazione ad altri fenomeni e al contesto nel quale deve produrre il proprio valore. Si parla in questo caso di relazione con il mondo legacy IT, con Big Data, con determinate tipologie di dati nella fattispecie con tutto ciò che attiene all’Internet of Things e poi ancora con la gestione tecnica della privacy dei dati e della qualità dei dati per arrivare agli orizzonti, sempre tecnologici, dell’intelligenza artificiale.
  • Governance dei dati – C’è un tema di data governance più specifico, ovvero di governance nella gestione dei dati dei progetti in termini di compliance normativa per la sicurezza e per la privacy.
  • Governance dei “vantaggi” – L’ultimo aspetto (per il momento) è quello della governance nella distribuzione dei vantaggi della blockchain. E’ evidente che si tratta di un tema strettamente legato al primo sulla “proprietà” e al processo decisionale della blockchain, ma ha una sua specifica rilevanza e avrà, via via che si consolideranno progetti in produzione con il coinvolgimento di filiere estese e complesse, una crescente importanza.

La Blockchain non è “solo” tecnologia

Non dobbiamo trascurare che vedere la Blockchain solo come un fenomeno “tecnologico” vorrebbe dire non saper leggere il fenomeno culturale che la accompagna e significa non saper cogliere la capacità della Blockchain di aprire la via verso nuove forme di innovazione. Nel valutare il percorso di adozione di sviluppo della Blockchain nelle imprese non si può iniziare senza un inciso, indispensabile: tutte le aziende dovrebbero considerare le potenzialità della Blockchain con la consapevolezza che la Blockchain non è per tutti.

In secondo luogo il rapporto tra imprese e Blockchain non può non passare attraverso una attenta e profonda preparazione. La Blockchain non si improvvisa. Perché non si sta parlando di una tecnologia che si adotta e si “adatta“, ma di un approccio culturale, spesso molto radicale, che cambia le organizzazioni.

Se è vero che le Distributed Ledger Technology contribuiscono a cambiare i modelli di business e vanno a integrare o abilitare altre forme di trasformazione, non solo digitale, come l’Industria 4.0 nelle imprese di produzione, il digital banking nel mondo bancario, la notarizzazione e l’automazione contrattuale nel mondo legal è altrettanto vero si tratta di fenomeni che necessitano di una nuova forma di approccio da parte dell’organizzazione aziendale prima di tutto.

Governance Blockchain come “accompagnamento” delle imprese

La Blockchain può portare benefici solo alle aziende che sono in grado di accompagnare e sostenere questo tipo di progetti con un adeguato impianto organizzativo. Anche se per molti resta vivo il rapporto diretto Blockchain – Bitcoin occorre confrontarsi con il fatto che Blockchain non è più sinonimo di monetica, di payment, di transazioni o, appunto, più specificamente di Bitcoin. La Blockchain è un paradigma che permette di sfruttare le opportunità dei Distributed Ledgers in tutti i settori dell’attività produttiva, nel mondo commerciale e in tutti i contesti in cui la componente “relazionale” o transazionale tra persone o imprese si trasforma in una condizione “culturale” e nella disponibilità ad adottare e accettare un approccio aperto e distribuito, trasparente e sicuro, responsabile e immutabile. Tutti aggettivi questi che qualificano il senso della Blockchain e che forse più di tante spiegazioni tecnologiche ne determinano anche il significato dal punto di vista di una azienda che riflette sulla possibilità di adottarla.

Un imprenditore o un manager nel momento in cui si pone davanti al tema Blockchain non dovrebbe necessariamente “spaventarsi” per la “complessità” tecnologica ma porsi domande molto semplici e concrete: “la mia azienda è pronta per gestire un approccio aperto? la trasparenza della Blockchain è la risposta corretta alla gestione dei rapporti di filiera? la disponibilità decentrata e distribuita dei dati e la loro immutabilità può rappresentare un problema in termini di gestione delle informazioni? Le nostre persone sono pronte per gestire le responsabilità che questo approccio impone?”

DLT e IoT: nasce un nuovo paradigma Blockchain

Un altro elemento dirompente dal punto di vista delle opportunità di sviluppo aperte dalla Blockchain è dato dal connubio tra Distributed Ledger Technologies e Internet of Things. il panorama dell’IoT è caratterizzato da una crescita vorticosa, le previsioni che parlano di più di 20 miliardi di device e apparati collegati entro il 2020 che alimentano una domanda potente di comunicazione e di sicurezza a vari livelli e su tante reti. Le reti Internet of Things possono trovare nella Blockchain due grandi risposte:

  • la prima riguarda la possibilità di gestire l’identità degli oggetti
  • la seconda attiene alla possibilità di assicurare alle imprese nel mondo del B2B e agli utenti nel B2C la storia completa di tutti i componenti, con tutti i passaggi e tutti i contributi con un livello di “dettaglio” e precisione un tempo impensabili.

Ancora una volta non è un caso che con l’associazione tra IoT e Blockchain (di tipo privato e pensate per gestire Smart Contract) si arriva a uno degli ambiti a più alto tasso di innovazione dove le start up si muovono per permettere agli oggetti di abilitare lo sviluppo d nuovi modelli business appoggiandosi su piattaforme in grado di garantire sicurezza e interoperabilità, ma anche l’accessibilità da parte di più soggetti e l’affidabilità nella gestione dei dati di tutti i partecipanti, e, non ultimo, l’utilizzo razionale e ottimizzato delle risorse con forme sostenibili e affidabili di remunerazione per tutti coloro che sono chiamati a contribuire ai processi di validazione e verifica nelle Blockchain. Ma il denominatore comune di tante idee e di tante start up sta nella capacità di trovare, anche con l’uso della tecnologia, quelle soluzioni che permettono alle imprese di sperimentare nuove forme di “Governance” o di trovare compromessi tra le Blockchain e le Governance interne partendo dal presupposto che nella maggior parte dei casi i progetti Blockchain sono chiamati a convivere, o perché complementari o perché evolutivi, alle soluzioni tecnologiche e organizzative esistenti.

L’identità dell’IoT basata sulla Blockchain

La garanzia dell’identità è uno dei presupposti della sicurezza ovviamente, ma è anche un elemento fondamentale nel momento in cui ciascun oggetto, come ad esempio nel campo dell’Industria 4.0 in progetti come la manutenzione predittiva, è chiamato a rappresentare in modo estremamente preciso un servizio e un punto di contatto con i clienti. Nella manutenzione predittiva è assolutamente fondamentale disporre di strumenti in grado di garantire l’identità di ciascun componente di un prodotto complesso, come potrebbe essere un autoveicolo, un sistema robotico, una macchina destinata alla produzione. La conoscenza dettagliata di ciascun componente e della sua storia è evidentemente strategico per conoscere i fattori di rischio e per stabilire come agire e per definire le azioni e le modalità di intervento.

Governance Blockchain: come metodo per scegliere

L’altro grande tema di Governance è nell’atteggiamento che occorre seguire per avvicinarsi alla Blockchain, per sceglierla e per implementarla. La Blockchain non è un prodotto da “scaffale”, è molto difficile “semplificarla” e standardizzarla e ha bisogno di una strategia che si deve costruire, spesso con lo sviluppo di competenze interne capaci di mediare con gli obiettivi e la Governance propria di ogni impresa.

Nel caso delle banche, vale a dire nelle imprese che prima di altre hanno sentito la necessità di misurarsi con un confronto forte nei confronti della Blockchain, l’approccio si divide in in quattro grandi linee d’azione:

  1. sviluppo interno di Blockchain per la creazione di private ledgers o a piattaforme di money transfer;
  2. individuazione di partnership con imprese specializzate sulla Blockchain per il mondo bancario allo scopo di dare vita a progetti di collaborazione e arrivare a disporre delle comptenze necessarie
  3. Open innovation con investimenti in startup o con acquisizioni di imprese che possono portare competenze e soluzioni.
  4. adesione a grandi consorzi sia di tipo bancario sia cross-sector per accelerare lo sviluppo o il passaggio in produttività disponendo di standard condivisi

Come la blockchain cambia la corporate governance

Queste innovazioni della blockchain possono impattare in modo dirette e rilevante sulla gestione delle aziende modificando la governance con un impatto fondamentale per il management, per gli investitori, per i revisori dei conti e per tutti gli altri stakeholder. Le blockchain offrono grandi vantaggi potenziali in termini di costo, velocità e integrità dei dati rispetto ai metodi classici di attestazione e dimostrazione della proprietà, e la portata di questi potenziali risparmi ha motivato molti venture capitalist a credere in tante startup così come molti operatori nel mondo finanziario. Sono tante le imprese che stanno studiando attivamente come utilizzare le blockchain per la gestione dei registri di proprietà in tante attività, dalla finanza all’automotive, dal fashion all’agrifood alle opera d’arte. Nel mondo delle pubbliche amministrazioni le applicazioni studiate dai governi guardano ai registri pubblici per la gestione dei certificati di residenza e di nascita, ai titoli immobiliari, alle patenti di guida e alla certificazione dei titoli universitari. Se si porta l’attenzione sull’uso della blockchain per la registrazione delle proprietà delle azioni delle aziende si potrebbe agganciare questa gestione del ledger con estensioni legate alla gestione di contratti smart autoeseguiti che possono permettere di attivare forme di automatismo ad esempio nella erogazione di stock option per i dipendenti o titoli di proprietà di investitori esterni. Le blockchain sono nella condizione di creare una situazione di maggiore trasparenza che permette agli investitori di monitorare le posizioni di proprietà degli investitori e ridurre i rischi di comportamenti scorretti o di corruzione. Laddove una imprese scegliesse di pubblicare e archiviare i propri documenti finanziari su una blockchain pubblica, le strategie di reporting finanziario e di comunicazione cambierebbero in favore di una maggiore trasparenza e di una contemporanea riduzione dei costi.Anche per gli investitori le strutture basate sulla blockchain permetterebbero di garantire inferiori costi di negoziazione e una gestione dei registri di proprietà più trasparenti.  Sempre per gli investitori la blockchain potrebbe consentire acquisizioni di azioni più rapide e più economiche e nello stesso tempo più trasparenti.

Retail e GDO guardano alla Blockchain

Anche per il Retail e per gli operatori della grande distribuzione la Blockchain può costituire una svolta. Nell’ambito delle reti di punti vendita o delle imprese che operano quotidianamente con queste reti le Distributed Ledger Technologies permettono nuove forme di controllo di filiera, di gestione della identità dei prodotti e delle materie prime, di soluzioni per portare sullo “scaffale” o ai consumatori tutte le garanzie sulla provenienza dei prodotti stessi. Questo tipo di interventi incide direttamente sulla creazione e sullo sviluppo di un rapporto di fiducia nei confronti dei consumatori.

Il Retail sembra aver capito che la Blockchain ha la potenza per poter arrivare ai clienti finali con un valore aggiunto in termini di sicurezza, affidabilità e trasparenza, tutti valori che possono trasformarsi in un valore aggiunto soprattutto per i prodotti con un maggiore markup.

Ridurre i costi della Supply Chain

Un altro importantissimo vantaggio della Blockchain a livello di supply chain riguarda la possibilità di ridurre i costi di gestione di tutti i passaggi, aumentando l’affidabilità di ogni attore della filiera e semplificando tutte le attività connesse alle verifiche di tipo legale.

Come appare evidente non è più solo un tema tecnologico quello che sta alla base dell’assesment nel momento in cui si attiva una fase di analisi delle esigenze e delle soluzioni. Solo se l’assesment diventa un tema culturale e organizzativo ci sono le condizioni per procedere con una vera analisi che impatta poi inevitabilmente e direttamente anche sul piano tecnologico. Perché non va mai posto in secondo piano che uno dei punti qualificanti che caratterizza il rapporto tra la Blockchain e le imprese è rappresentato proprio dalla capacità di incidere in modo diretto sulla catena del valore, sulle relazioni funzionali e organizzative che la determinano. Ed è proprio attorno ai servizi e alle funzioni che attengono alla Value Chain che si sono principalmente concentrate le attività di sviluppo, le start up, i progetti di Open innovation, le sperimentazioni e i PoC (Proof of Concept).

La Blockchain permette di gestire la provenienza e la autenticità delle informazioni e delle informazioni collegate ai prodotti e alle materie prime. In questo senso la progettualità Blockchain si sta già saldando con progettualità Industry 4.0 per poter attuare, utilizzando, come già osservato, anche le soluzioni legate agli Smart Contract con forme di automatismo che abilitano l’attivazione di un determinato servizio al verificarsi di determinate condizioni. E il retail è uno dei terreni più favorevoli per questo tipo di prospettive.

Dai Wallet Bitcoin alle Supply Chain

Al netto delle tantissime start up che hanno lanciato wallet e piattaforme per gestire la dimensione “finanziaria” e monetica della Blockchain, il vero grande terreno di innovazione è rappresentato da nuove imprese o da progetti di Open innovation di aziende tradizionali che cercano con la Blockchain di trovare un nuovo modello per gestire in modo più efficiente, sicuro, veloce, affidabile le transazioni e le relazioni tra gli attori delle filiere. Nella palestra della Blockchain oggi si trovano aziende che appoggiano sulle DLT soluzioni per gestire l’identità, sia per le persone sia per gli oggetti, aprendo un primo ponte verso l’Industria 4.0 dove la diffusione di apparati Internet of Things reclama piattaforme in grado di garantire l’identità di ciascun apparato tanto per la sicurezza quanto per la sostenibilità di progetti sempre più complessi che coinvolgono, come vedremo, migliaia e migliaia di “sensori”.

Blockchain Pubbliche e Blockchain Private

Ma Governance significa anche saper scegliere sulla base della realtà del mercato e degli sviluppi condivisi dagli altri attori del mercato. E scegliere significa anche rispondere alla domanda: “quale Blockchain?” che conduce al grande dibattito tra Blockchain Pubbliche e le Blockchain Private.
Se nel primo caso l’innovazione rappresenta un ponte tra un modello culturale, aperto e distribuito, e le necessità progettuali o di business delle imprese con le Blockchain Private si possono costituire risposte nuove anche dal punto di vista della Governance. Si può e si deve fare una nuova Governance. In effetti l’altro grande scenario di innovazione Blockchain è costituito proprio dalle Private Blockchain, che escono dal paradigma puro della Blockchain per sviluppare sistemi distribuiti controllati.

Blockchain Permissioned: ripensare da zero alla Governance

Le Blockchain Private o Permissioned stanno permettendo alle imprese di ripensare la gestione delle informazioni e delle transazioni lungo tutta la catena del valore, con un controllo e una sicurezza che può raggiungere livelli un tempo impensabili. E grazie a questa “declinazione delle DLT” che più che al payment e alla monetica la Blockchain diventa una piattaforma per sviluppare nuove forme di transazione e di “gestione delle transazioni” e apre a nuovi modelli di automazione, grazie, ad esempio, alle possibilità offerte dagli Smart Contracts. E non a caso nell’ambito degli Smart Contracts si concentra l’attenzione di numerose start up che lavorano non solo sui temi della notarizzazione, ma sulla possibilità di sfruttare i meccanismi di automazione che i “contratti intelligenti” possono mettere a disposizione delle filiere. Ad esempio con fornitori che conferiscono le materie prime relative a una filiera appoggiando il conferimento a Smart Contracts. I contratti automatici automatizzano il passaggio con una serie di operazioni legate alla verifica, alle autorizzazioni per gli accessi, ai pagamenti e alle attività connesse alla lavorazione stessa di quelle materie prime con un automatismo “legale” che mette in moto attività produttive. I vantaggi sono evidenti: velocità, efficienza, affidabilità e riduzione dei costi. E il rapporto tra Blockchain e le filiere è uno dei nodi che conduce al tema della scelta tra Blockchain Pubbliche o Private come il vero grande crocevia delle DLT che separa i percorsi delle Blockchain e che chiede alle aziende una valutazione ancora più precisa di cosa la Blockchain può o non può fare per loro.

La Blockchain non “va bene” per tutto

In definitiva, se è vero che la Blockchain pre nuove prospettive per ogni settore, è altrettanto vero che non è adatta o consigliabile “per tutto”. Non per tutte le “filiere” è sensato appoggiarsi alle Distributed Ledgers e non tutte le realtà sono “pronte” per “prepararsi” alla Blockchain. Questa è anche la ragione che ha condotto imprese di diversi settori a consorziarsi o a trovare forme di partnership per accelerare i processi di acquisizione della conoscenza e dell’analisi di fattibilità. E questo è un altro fenomeno che caratterizza il percorso di avvicinamento alla Blockchain: vale a dire quello di fare “un pezzo di strada assieme”, che accomuna anche aziende concorrenti, consapevoli di rinunciare a un eventuale vantaggio per poter correre e “far correre” la ricerca e la conoscenza e magari per riuscire a definire quegli standard di interoperabilità che possono a loro volta accelerare adozione di tecnologie e processi di business.

Non si entra nella Blockchain senza fare sperimentazione

La Blockchain non è per tutti e non è per tutti i “settori” perché richiede alle aziende una certa dose di sperimentazione che tipicamente ciascuna impresa concentra sulle aree di business nelle quali è più “forte” e dove i vantaggi possono tradursi più velocemente in risultati di business. Ancora una volta l’esempio delle banche è significativo. Gli istituti di credito stanno lavorando a tanti Proof of Concept nell’ambito dei payment, nella creazione di nuovi servizi a valore aggiunto, all’integrazione di cryptocurrency per la gestione delle donazioni, a servizi per il Payment nell’ambito del retail dove la Blockchain permette di ottimizzare sistemi per il real-time P2P o nel trasferimento di fondi o ancora per lo sviluppo di soluzioni P2B. Per le banche la Blockchain è una prospettiva di gestione del payment nei trasferimenti interbancari o intrabancari e nel cross border transfer con nuove soluzioni per la remittance che permettono di ridurre tempi e costi. Mentre un altro ambito è quello della gestione in modo più sicuro, veloce ed economico di tutta la componente di settlement e clearing, e dei servizi di custodia degli asset. Sperimentazione, quella delle banche, che si muove nel segno di una attentissima e forse fin troppo rigorosa Governance dove l’accesso al “nuovo” della Blockchain è anche indirizzato da azioni che devono servire per conoscere e per non mettere in discussione, in modo disruptive, il modello corrente.

Articolo aggiornato da Mauro Bellini il 27 Dicembre 2018

Immagine fornita da Shutterstock

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