Moreschini (Microsoft): Blockchain e Cloud accoppiata vincente per la PA

La direttore della divisione Pubblica amministrazione per l’Italia: “Fondamentale la collaborazione con i partner per lo sviluppo di soluzioni verticali sempre più su misura”. Capitolo Smart working: “La PA fa passi avanti, ma servono progetti strutturati e non a macchia di leopardo”

Pubblicato il 29 Mag 2018

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Microsoft Italia è arrivata a Forum Pa 2018, che si è chiusa il 24 maggio a Roma, con una serie di novità che dimostrano come la collaborazione tra pubblico e privato stia effettivamente aprendo la strada all’innovazione nel nostro Paese. Tra i progetti di punto quello realizzato in collaborazione con Crea, il Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria, che utilizzerà il cloud computing di Microsoft per l’applicazione di tecnologie digitali in agricoltura. Si tratta nello specifico del progetto AgriDigit, finanziato dal ministero per le politiche agricole e forestali, che prevede l’utilizzo oltre che della blockchain anche dell’Iot e dell’intelligenza artificiale. Poi l’accordo con la Regione Emilia Romagna, che introduce lo smart working nell’amministrazione servendosi del Cloud Computing di Microsoft: un nuovo modo di lavorare più flessibile e moderno al servizio dei cittadini, per ottimizzare la produttività, razionalizzare le risorse e migliorare la motivazione dei dipendenti pubblici.
A spiegare il senso di queste innovazioni è in un’intervista a Blockchain4innovation Simonetta Moreschini (nella foto in basso), direttore della divisione pubblica amministrazione di Microsoft.

Moreschini, qual è il senso della partnership con Crea, e che scenari apre?

La collaborazione con Crea riguarda essenzialmente due aspetti: uno più “tradizionale”, di efficientamento della loro organizzazione con l’utilizzo delle nostre suite di produttività, all’interno dell’organizzazione e anche nei loro gruppi di ricercatori, utilizzando gli strumenti che Office 365 mette a disposizione. E poi c’è l’utilizzo delle soluzioni cloud Microsoft, in particolare Azure, per quanto riguarda il supporto al progetto AgriDigit, che utilizza anche soluzioni blockchain per monitorare il processo del prodotto. Il progetto si pone l’obiettivo di salvaguardare la filiera dei prodotti Made in Italy, la qualità dei prodotti e effettuando un monitoraggio che va anche a vantaggio della salute. Un progetto di cui siamo molto fieri, e che speriamo possa svilupparsi in tante altre realizzazioni, perché il cloud computing apre scenari importanti anche in termini di accesso alle soluzioni tecnologiche a costi contenuti: per questo di parla di “democratizzazione dell’IT”.

Quali sono in questo caso i vantaggi dell’abbinamento tra la tecnologia blockchain, particolarmente indicata per la certificazione, e il cloud?

Tutte le nostre soluzioni sono presenti nel mondo on-premise e nel mondo cloud. Crediamo nel fatto di dare ai clienti la possibilità di scegliere a seconda del contesto. La nostra visione strategica punta effettivamente a un’accelerazione del mondo del cloud, ma quest’ultimo deve a maggior ragione garantire tutti i requisiti di sicurezza e di affidabilità, allo stesso livello dell’on-premise, forse addirittura di più. Noi pensiamo che uno dei primi ingredienti per il cloud sia la fiducia: su come trattiamo i dati, sul fatto che i dati sono dell’individuo e che siamo assolutamente aderenti a tutte le normative vigenti. Per noi è naturale pensare a delle implementazioni blockchain in ambito cloud perché siamo convinti che possa essere la soluzione in prospettiva più logica anche in termini  di sicurezza.

Quanto è importante in questo campo la collaborazione con aziende partner, soprattutto nell’ambito agrifood?

Per noi è sempre fondamentale. Il nostro modello prevede la sinergia con tutto l’ecosistema dei partner, di soluzione o tecnologici. Nell’ultimo anno fiscale c’è stata anche un’accelerazione dal punto di vista organizzativo, perché siamo assolutamente convinti che le soluzioni tecnologiche debbano accompagnarsi a soluzioni più specifiche, verticali, e noi non possiamo e non dobbiamo essere su tutto. L’obiettivo è arricchire il nostro ecosistema di partner, con una grande attenzione a una visione di industry, perché non ci sfugge che bisogna capire quali son le priorità e le esigenze dei segmenti o del singolo cliente, e questo lo si può fare entrando nelle loro problematiche. Il layer tecnologico è fondamentale, ma sono ci si devono costruire delle soluzioni molto mirate anche a raggiungere obiettivi specifici dei nostri clienti. Lo scorso anno abbiamo fatto un esperimento interessante di utilizzo della blockchain in un contesto completamente diverso, un hackaton con EY in cui si chiedeva a delle startup di proporre soluzioni per il mondo dell’e-procurement: questi elementi di confronto e di verifica di idee di frontiera sono molto importanti.

Avete da poco annunciato una partnership con la Regione Emilia Romagna. In cosa consiste?

E’ un progetto di smart working . La Regione ha deciso di adottare le suite di productivity di Microsoft office 365 e quindi fa partire un progetto che prevederà l’adesione volontaria da parte dei dipendenti, con un primo nucleo di 100 persone e l’obiettivo di raggiungere una copertura di 4mila. I dipendenti saranno dotati di un tablet o comunque di un dispositivo “leggero” e di una smartphone, che consentirà loro di interagire in maniera flessibile. Alla base c’è l’incremento di produttività, di flessibilità, e una conseguente flessibilità nel gestire la propria vita per i dipendenti, con un work-life balance molto più avanzato. Sarà possibile allo stesso modo ottenere una vicinanza maggiore verso i cittadini, basata sui concetti di flessibilità e vicinanza, orientando l’erogazione del servizio ai bisogni dei singoli. La regione Emilia Romagna si distingue per essere avanti da questo punto di vista, è la seconda regione italiana in termini di capacità innovativa. Ma  abbiamo tante altre esperienze di questo genere, come quella con il comune di Firenze o il progetto in corso con Inail. La sfida è che siano sempre meno iniziative a macchia di leopardo e sempre più progetti strutturati e articolati.

Il digital workplace si sta ridisegnando. Quanto questo tipo di esperienze concorrono, anche culturalmente, a questi cambiamenti?

Io sono in un’azienda che si presenta come estremamente innovativa. Siamo i primi a realizzare e a vivere il concetto di smart working tutti i giorni, e questo ha portato anche a un ridisegno delle nostre sedi. Interagiamo in maniera molto diversa rispetto a come lavoravamo soltanto pochi anni fa. Se però guardiamo al mondo della PA, c’è stato un passaggio legislativo importante con l’approvazione della legge sul lavoro agile. Certo, se si guarda ad alcune realtà ci si rende conto che c’è tantissimo da fare, però penso che questo processo sia ineluttabile, e che come Paese dobbiamo cavalcarlo, altrimenti rischiamo di rimanere indietro. La tecnologia oggi non pone limiti, l’unico limite è nella volontà di voler realizzare progetti di questo genere.

Avete recentemente rilasciato un whitepaper. Qual è l’obiettivo?

E’ uno studio che abbiamo fatto in collaborazione con Netics e che dà un’overwiew di come abbiamo visto la PA evolvere in questo ultimo periodo, commentando aspetti che riguardano il piano triennale dell’Agid. Poi ci sono schede su tutti i progetti che rappresentano dei casi di successo o comunque esperienze positive. C’è l’Inail, la Corte dei Conti, per raccontare come abbiamo collaborato nell’applicazione della tecnologia. Per dimostrare che lavorando fianco a fianco con ogni singolo cliente si può trovare il giusto bilanciamento tra gli investimenti da salvaguardare e le esigenze specifiche, cogliendo le opportunità offerte dal Cloud Pubblico.

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