Tokenizzazione degli asset: scenari e sfide

In una blockchain, il token conferisce un diritto di proprietà a un determinato soggetto. Una opportunità promettente per i mercati finanziari

Pubblicato il 22 Ott 2021

Federica Maria Rita Livelli

Business Continuity & Risk Management

tokenizzazione

La tokenizzazione è considerata uno degli utilizzi più dirompenti della blockchain. Il token è definito come un insieme di informazioni digitali – all’interno di una blockchain – che conferiscono un diritto di proprietà a un determinato soggetto. Ovvero, si tratta di una conversione dei diritti di un bene in un token digitale registrato su una blockchain, dove il bene reale e il token sono collegati da uno smart contract (contratto intelligente).

Cos’è la tokenizzazione

Per quanto attiene la tokenizzazione degli asset, si assiste al processo di creazione di token digitali che rappresentano la proprietà di un asset reale, comunemente noto come NFT (Non fungible token – token non fungibile).

Tali token, grazie alla tecnologia blockchain, rappresentano beni e voci che sono per definizione unici, insostituibili e non intercambiabili e possono essere archiviati e scambiati in modo libero e sicuro come attualmente avviene per le criptovalute.

Gli NFT sono destinati a svolgere un ruolo sempre più importante facendosi promotori di una nuova era dell’economia digitale e supportando l’adozione da parte delle organizzazioni di DLT (Distributed Ledger Technology) per rappresentare digitalmente le proprie risorse.

Pertanto, in un prossimo futuro assisteremo alla creazione di un “ponte” tra le risorse del mondo reale e il loro commercio, la loro archiviazione e il loro trasferimento nel mondo digitale. Indubbiamente tale passaggio comporterà vantaggi in termini di maggiore efficienza dei costi; opzioni di finanziamento commerciale più snelle, trasparenza, ma anche sfide che le organizzazioni dovranno essere in grado di gestire.

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Un’opera del pittore Bansky bruciata dopo essere stata trasformata in NFT

Tokenizzazione degli asset

La tokenizzazione degli asset converte i diritti riferiti a un asset in un token digitale e si basa sulla Distributed Ledger Technology (DLT) della tecnologia blockchain.

Attualmente l’uso della tokenizzazione è ancora limitato, ma il suo potenziale è significativo in quanto essa può essere applicata a qualsiasi cosa, oltre ad essere in grado – come sopra anticipato – di garantire numerosi vantaggi, quali:

  • Maggiore trasparenza per tutte le parti: si condivide un’identica documentazione aggiornabile soltanto tramite un processo di consenso chiaramente definito.
  • Maggiore tracciabilità: dato che ogni operazione è registrata e memorizzata simultaneamente su un gran numero di nodi e, pertanto, verificabile.
  • Maggiore controllo, privacy e sicurezza.
  • Maggior efficienza e rapidità: eliminazione di gran parte dei documenti cartacei e degli errori umani.
  • Nessuna barriera territoriale: un investitore può investire, ad esempio, in un immobile situato in qualsiasi parte del mondo senza visitarlo fisicamente e l’investimento diventa sicuro, veloce e facile grazie alla tokenizzazione degli asset sulla blockchain.
  • Eliminazione degli intermediari: grazie alla capacità della blockchain di fornire immutabilità e trasparenza.
  • Proprietà frazionata: gli investitori possono investire in piccole percentuali di asset tokenizzati, rimuovendo drasticamente le barriere che impediscono a miliardi di investitori di entrare nel mercato.
  • Liquidità migliorata: il trasferimento automatizzato della proprietà garantisce costi ridotti e minore complessità poiché gli investitori sono in grado di vendere facilmente i propri token in un mercato liquido. Gli investitori, in questo scenario, non devono più aspettare anni per prendere profitti o perdite.
  • Transazioni rapide ed economiche: gli smart contract garantiscono un processo di scambio automatizzato, riducendo l’onere associato all’acquisto e alla vendita, senza la necessità di intermediari e accelerando l’esecuzione dell’operazione con commissioni di transazione inferiori.
  • Base di investitori più ampia: la tokenizzazione degli asset “democratizza” l’accesso ai mercati garantendo equità e sicurezza. In questo modo si ha una ampia base di investitori che partecipano al processo di investimento e che possono diversificare il proprio portafoglio di investimenti in attività che in precedenza non potevano permettersi.

Ne consegue che in un futuro prossimo, proprio grazie a questi vantaggi, vivremo in un’economia interamente “tokenizzata”, dove ogni forma di archiviazione di valore e registrazione pubblica diventa un token – con un valore di mercato fluttuante e scambiabile globalmente – tramite l’impiego di apposite piattaforme digitali.

È doveroso ricordare che esistono due diversi tipi di asset tokenizzati:

  • Nativi – i.e. il Bitcoin è nativo dell’asset blockchain, perché è stato creato al suo interno. I token nativi sono chiamati Initial Coin Offer (ICOOfferte iniziali di monete) e sono equivalenti a una Initial Pubblic Offer (IPOi.e. Offerta Pubblica Iniziale).
  • Off-the-chain – Si riferiscono a titoli, materie prime e altre attività non finanziarie e supportate da attività fisiche esistenti.

Una distinzione e importante per la struttura e la governance del mercato, dato che i token emessi nelle ICO non sono correlati alla parte stabilita e off-chain del mercato.

Pertanto, i potenziali standard internazionali potrebbero differire per ogni tipo di asset. Inoltre, i token off-the-chain sono, nella maggior parte dei casi, rappresentazioni digitali di risorse: Ne consegue che devono essere considerati come un sostituto per la tokenizzazione supportata da risorse sulla blockchain. Pertanto, i token garantiti da attività devono essere regolamentati allo stesso modo dei normali beni fisici.

Impieghi della tokenizzazione

Cosa si può tokenizzare? Da risorse come opere d’arte, squadre sportive e cavalli da corsa a risorse tradizionali come obbligazioni, immobili, fondi di capitale di rischio e materie prime,. Insomma, quasi tutte le tipologie di asset possono essere tokenizzate e rappresentate digitalmente ed in modo “unico”. Di seguito alcuni esempi di tokenizzazione degli asset:

  • Proprietà immobiliari – Si consente la proprietà frazionata che apre le porte a un capitale elevato e a una maggiore partecipazione al mercato. Gli asset immobiliari tokenizzati offrono l’opportunità di espandere i mercati degli investimenti immobiliari.
  • Materie prime – Nuove opportunità di mercato attraverso l’approvvigionamento delle materie prime e il ciclo di vita del trading. La conversione di attività fisiche in attività digitali negoziabili offre una maggiore liquidità e minori barriere all’ingresso in settori di attività guidate da investitori istituzionali.
  • Azioni di private equity – Attualmente, le informazioni sugli azionisti e le azioni di società di piccole e medie dimensioni sono registrate su carta o fogli di calcolo. Ciascuna parte gestisce i record nel proprio database che produce inefficienze e dà adito ad errori. La tokenizzazione delle azioni consente alle aziende di interagire con gli azionisti fornendo informazioni su un unico registro condiviso e immutabile, garantendo trasparenza e autenticità della proprietà per eseguire operazioni sul mercato secondario. Attualmente, assistiamo all’avvio di progetti per la tokenizzazione degli stock exchange tramite la creazione di piattaforme decentralizzate per lo scambio delle azioni che, in questo caso, saranno di proprietà di tutti e, pertanto, non più soggette alle manipolazioni “naturali” del mercato.

Si tratta, quindi, di trasformare le azioni delle società quotate in borsa in token secondo regole ben precise. Si ritiene che, in futuro, un sempre maggiore numero di società opterà per questa modalità di “piazzamento” delle azioni sul mercato, attuando, così, una e vera propria rivoluzione del settore finanziario. Ovvero: tutte le borse valori del mondo saranno collegate in un’unica piattaforma mondiale – di proprietà di tutti – e che non necessiterà di una gestione, poiché si autogestisce, proprio come avviene con le criptovalute.

Beni fisici e beni illiquidi – opere d’arte, vino, partecipazioni in società private, azioni di partnership e altro, possono essere tokenizzati attraverso la trasparenza della blockchain.

Scenari futuri

L’adozione della tokenizzazione degli asset su larga scala implica una serie di sfide legate alla tecnologia sottostante, dal momento che tale processo tecnologico implica, da parte dell’organizzazione, una visione olistica. Ovvero, si tratta di comprenderne prospettiva tecnologica, legale, normativa, fiscale, contabile e commerciale in modo tale da essere in grado di affrontare le relative sfide.

Pertanto, sorgono domande riguardanti i rischi operativi, la fattibilità tecnica e la scalabilità, l’interoperabilità, esposizione al rischio informatico, costi aziendali legati alla migrazione verso un ambiente basato su Distributed Ledger Technology (DLT).

Ad oggi, manca anche un chiaro corpus normativo e legale per alcuni asset tokenizzati. Ne consegue che è necessario dimostrare alle autorità di regolamentazione e di supervisione finanziaria che tutto avvenga tramite una gestione chiara e conforme alle leggi e ai regolamenti esistenti.

Inoltre, la mancanza di normative all’interno delle giurisdizioni e la natura senza confini della nascente tecnologia blockchain rappresenta una sfida per gli investitori e le istituzioni nel “detenere” con fiducia asset tokenizzati.

Non dimentichiamo che le transazioni transfrontaliere di attività tokenizzate implicano la cooperazione internazionale per limitare l’arbitraggio normativo e promuovere lo sviluppo sicuro dei mercati tokenizzati. In quest’ottica l’OCSE si è posta l’obiettivo di garantire sinergie tra varie istituzioni di politica finanziaria a livello politico internazionale in modo tale da garantire una buona governance per le tecnologie decentralizzate e i loro mercati.

Pertanto, i regolatori, i responsabili politici locali e globali dovrebbero coordinarsi per definire il quadro giuridico, inclusi tutti gli aspetti della gestione delle risorse digitali. Senza dimenticare le molteplici sfide in termini di protezione dei dati, privacy, archiviazione dei dati stessi e regolamentazione applicabile all’uso, alla condivisione e alla conservazione degli stessi, soprattutto in quei Paesi con regimi di privacy – come il GDPR in Europa – che richiedono processi di gestione del consenso molto rigidi ed efficaci sistemi di gestione dei diritti sui dati.

Esistono, altresì, Paesi come la Svizzera, il Liechtenstein, la Germania che hanno recentemente provveduto ad attuare un quadro giuridico della blockchain, dei token, degli smart contract chiaro e favorevole, aprendo il mercato alle aziende e promuovendo la crescita della nuova industria blockchain.

Gestone del rischio di tokenizzazione

È doveroso domandarsi quali strategie i risk manager possono attuare per gestire gli asset tokenizzati. Di fatto si tratta di implementare le migliori pratiche di risk management per prepararsi a gestire un mondo sempre più digitale. Ovvero, i risk manager, in sinergia con i Chief Technology Officer (CTO) e i Chief Information Officer (CIO), devono lavorare insieme e valutare le pratiche di sicurezza informatica e la responsabilità informatica dell’organizzazione. È necessario comprendere come la blockchain possa influire sul profilo di rischio dell’organizzazione, soprattutto per quanto riguarda gli aspetti di scalabilità, interoperabilità e cyber resilience.

Quindi, si tratta di:

  • Effettuare revisioni approfondite del codice sorgente: identificazione di vulnerabilità di sicurezza, difetti di progettazione e funzionalità non documentate all’interno del codice dello smart contract che potrebbero portare allo sfruttamento. Uno smart contract contiene algoritmi che determinano come viene eseguita ogni fase di qualsiasi transazione, pertanto, è fondamentale garantire che esso sia sicuro e non consenta violazioni.
  • Rilevare attività di phishing: attraverso una combinazione di analisi automatizzata e assistenza di esperti in sicurezza informatica è possibile evitare perdite finanziarie e di reputazione, riducendo il rischio di false prevendite e annunci di vendita di token da parte degli hacker.
  • Garantire una security incident response
  • Prevedere formazione specifica per il personale

In questo modo, grazie ad una conoscenza approfondita del profilo di rischio relativo alla tokenizzazione degli asset, i risk manager possono- in sinergia con il CTO e CIO – implementare strategie di cybersecurity in modo proattivo. Inoltre, i risk manager dovranno necessariamente individuare soluzioni nel mercato assicurativo commerciale anche se -proprio per la peculiarità del nuovo scenario di tokenizzazione degli asset – le soluzioni captive possono risultare le più idonee in quanto garantiscono una maggiore flessibilità e maggior controllo.

Auspichiamo che il panorama normativo si evolva per riflettere questi nuovi processi di tokenizzazione degli asset a ulteriore supporto dei risk manager, nel loro tentativo di evitare i rischi di compliance e governance.

In Europa, in quest’ottica, sono stati concepiti il Digital Finance Package (DFP), quale insieme di proposte regolamentari atte a garantire una sicurezza molto rafforzata, e il Digital Operational Resilience Act (DORA) che ha lo scopo di aumentare le garanzie per tutti i partecipanti al sistema finanziario e ridurre i fattori di rischio, in primis, quelli legati alla cybersecurity.

Conclusioni

La tokenizzazione degli asset offre opportunità promettenti per i mercati finanziari. Tuttavia, siamo ancora agli albori e ci vorrà tempo per garantire l’interoperabilità con i sistemi esistenti in modo da consentire un’adozione più diffusa della tokenizzazione che è destinata a trasformare la gestione patrimoniale, rendendo più “democratico” l’accesso ai mercati.

Se da un lato questa nuova modalità offre nuovi modi per rappresentare, trasferire e archiviare le risorse, dall’altro lato implica una serie di sfide legate alla tecnologia sottostante. L’adozione diffusa delle Distributed Ledger Technology (DLT) richiede la risoluzione delle sfide tecniche relative alla scalabilità, l’emanazione di normative adeguate, l’interoperabilità tra le piattaforme, livelli appropriati di privacy e strategie contro il rischio informatico. Inoltre, lo status giuridico degli smart contract rimane ancora da definire e, fino a quando non sarà chiarito se il diritto contrattuale sia applicabile anche agli smart contract, persisteranno problemi di applicabilità e protezione finanziaria.

Sebbene i quadri internazionali potrebbero richiedere ancora alcuni anni per realizzarsi, è probabile che la tokenizzazione degli asset svolga un ruolo cruciale nella gestione e nel commercio di attività illiquide a lungo termine; indubbiamente i Paesi, che sceglieranno questa nuova possibilità e democratizzeranno i mercati dei capitali, otterranno un vantaggio strategico nei confronti degli altri Stati.

La chiave per il futuro della tokenizzazione sarà la creazione di interoperabilità con i sistemi esistenti al fine di consentire un’adozione più diffusa. Tutti i partecipanti alla catena del valore dovranno agire sinergicamente e cercare modi per collegare il settore finanziario tradizionale con le nuove attività legate alla Distributed Ledger Technology (DLT).

Altrettanto strategica sarà la progettazione di una formazione ad hoc per preparare tutti gli attori coinvolti nella tokenizzazione degli asset e gestire i nuovi rischi che essa comporta con il supporto delle funzioni di risk management e cybersecurity.

Sostenendo la tokenizzazione degli asset si può, di fatto, plasmare il futuro “modo d’essere” del mondo.

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