Benanti: perché ricorrere alla blockchain per creare fiducia

L’incontro in occasione di SPS Ipc Drives con Padre Paolo Benanti, francescano del Terzo Ordine Regolare studioso e divulgatore di etica, bioetica ed etica delle tecnologie e autore di Homo Faber. The Techno-Human condition. Da dove arriva il bisogno di fiducia e che ruolo può svolgere la blockchain

Pubblicato il 19 Giu 2019

Padre Paolo Benanti

Se da una parte è affascinante pensare che una soluzione tecnologica, unita a un un nuovo modello relazionale, possa aiutare a creare una situazione di fiducia anche dove non è naturalmente presente, non ci si può non interrogare sul concetto stesso di fiducia e sul fatto che per crearla si possa o si debba ricorrere alla tecnologia. Blockchain4Innovation ha approfittato della scorsa edizione di SPS Ipc Drives per incontrare Padre Paolo Benanti, francescano del Terzo Ordine Regolare – TOR – studioso e divulgatore di etica, bioetica ed etica delle tecnologie con particolare attenzione ai temi dell’innovazione, delle biotecnologie per il miglioramento umano, della biosicurezza, delle neuroscienze e delle neurotecnologie. Paolo Benanti è anche autore di Homo Faber. The Techno-Human condition.

Padre Benanti: da dove arriva la necessità di creare fiducia con la blockchain

Padre Benanti: da dove arriva la necessità di creare fiducia con la blockchain

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In occasione di SPS Ipc Drives abbiamo cercato di capire da dove arriva la necessità di sviluppare una tecnologia per creare o portare fiducia.

Con l’allargamento che i mezzi digitali hanno permesso, oggi possiamo istantaneamente dialogare o essere in connessione con qualsiasi essere vivente dall’altra parte del mondo. Così facendo però si mette in discussione un aspetto che ci caratterizza da sempre. Quando 12 mila anni fa un contadino della Mesopotamia ha accettato di scambiare il suo secchio di orzo per una moneta ha dato vita a un processo mentale chiedendosi cosa ci avrebbe guadagnato a vendere dell’orzo che si può mangiare per del ferro che invece non è commestibile. Lo scambio avveniva perché sia chi acquistava che chi vendeva orzo aveva la certezza che quel pezzo di ferro valeva qualcosa: credevano alla “faccia del Re” incisa sulla moneta. Quella moneta era uno strumento di fiducia che rendeva entrambi gli attori consapevoli del valore di quel pezzo di ferro. Oggi che la fiducia non è più mediata da una conoscenza personale perché le transazioni avvengono tra attori in ogni parte del mondo, abbiamo bisogno di pensare ad altri strumenti in grado di mediare creando una condizione di trust. La blockchain prova a surrogare la fiducia con la non falsificabilità delle transazioni eseguite. Sembra essere una buona soluzione in alcuni casi, ma non così tanto in altri.

In conclusione Blockchain e Intelligenza Artificiale sono due disruptive technology che per esprimere un vero valore chiedono di essere ben comprese in tutte le loro dimensioni.

Sempre sul tema blockchain guarda il video di Marco Bentivogli, segretario generale FIM Cisl in merito al ruolo sociale di questa tecnologia e al fatto che rappresenta un bene comune.

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