Scenari

Il Web3 ridisegna i modelli di business, l’Osservatorio Polimi al Parlamento Ue

Dalle banche ai pagamenti, il Web3 consente di ridefinire i modelli di business, offrendo nuovi orizzonti di efficienza operativa e fiducia decentralizzata. Le considerazioni emerse dal convegno “Blockchain impact on Business: Web3 and Internet of Value” dell’Osservatorio Blockchain & Web3 del Politecnico di Milano al Parlamento Europeo

Pubblicato il 16 Nov 2023

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Con la promessa di rivoluzionare il web creando un ecosistema più distribuito e decentralizzato grazie a tecnologie come la blockchain, il settore legato al Web3 sta progredendo e nonostante le tempeste finanziarie legate al mondo delle criptovalute, dimostra una notevole resilienza. Dati alla mano: la capitalizzazione di mercato crypto e asset digitali ha raggiunto i 1.300 miliardi di dollari, registrando un aumento del 32% nell’ultimo anno. Nel 2022 sono stati identificati 278 progetti Web3, +13% rispetto ai 245 del 2021. Sono invece 3 milioni gli utenti che mensilmente utilizzano applicazioni decentralizzate (DApp), evidenziando un aumento del 32% in un solo anno, con attualmente 15.000 DApp sul mercato. L’ecosistema DeFi mantiene una stabilità a 40 miliardi di dollari.
Queste sono solo alcune delle evidenze emerse nel convegno Blockchain impact on Business: Web3 and Internet of Value” organizzato dall’Osservatorio Blockchain & Web3 del Politecnico di Milano al Parlamento Europeo, a cui hanno partecipato i parlamentari europei Brando Benifei e Daniela Rondinelli ed esponenti di realtà attive nel settore come Banque de France, Commerzbank, Decentraland, Fireblocks, London Stock Exchange Group, Namirial, SIX Digital Exchange, Uniswap Labs e la Commissione Europea.

Banche e Web3: un’alleanza in crescita

Oltre alle aziende e alle pubbliche amministrazioni, parlando di Web3 non si può non notare le attività messe in moto dal settore bancario tanto che, come rivelato dall’Osservatorio, 63 delle 100 principali banche al mondo, 10 in più rispetto al 2022, hanno attivato almeno un progetto legato all’utilizzo di stablecoin, Central Bank Digital Currencies (CBDC) o a servizi di custodia e di investimento in criptovalute. A questo va aggiunto che si sta facendo strada anche la possibilità futura di integrare le Central Bank Digital Currencies nel Web3 come opzioni più regolamentate.

Ad oggi 94 banche centrali (circa il 60% del totale) stanno studiando o sperimentando nel campo delle CBDC. Sono 129 le iniziative locali avviate e ci sono già 5 progetti attivi (Caraibi, Cambogia, Jamaica, Bahamas, Nigeria), mentre il 46% delle iniziative è in fase di sperimentazione (+8% sul 2022). Si registra un certo movimento anche nell’Unione Europea che sta mostrando un crescente impegno nello sviluppo del Web3, testimoniato dal lancio del progetto Digital Euro concernente la possibile introduzione di una valuta digitale della banca centrale e dalla pubblicazione del regolamento sui mercati delle cripto-attività (MiCA) che tutelerà gli investitori aumentando la trasparenza e istituendo un quadro globale per gli emittenti e i prestatori di servizi che comprende il rispetto delle norme antiriciclaggio.

Come cambia la natura dei modelli di business con il Web3

Il Web3 sta rivoluzionando le dinamiche aziendali attraverso una collaborazione avanzata basata su infrastrutture condivise, ribaltando il tradizionale concetto di centralità delle imprese e generando impatti di rete innovativi e potenti. I principi fondamentali del Web3 incoraggiano la creazione di catene di valore collaborative, permettendo ai partecipanti di combinare smart contract esistenti per innovare senza bisogno di autorizzazioni.

Soffermandoci sui vantaggi, il convegno dell’Osservatorio ha posto l’attenzione sulla significativa riduzione dei tempi e dei costi delle transazioni grazie a processi fidati basati su blockchain. Gli strumenti del Web3 non solo forniscono accesso a nuovi flussi di ricavi innovativi, ma consentono anche alle aziende di riconfigurare il posizionamento del marchio per raggiungere nuovi segmenti di clientela.

In breve, il Web3 sta ridefinendo la stessa natura dei modelli di business, promuovendo un coinvolgimento più profondo degli utenti, migliorando l’efficienza operativa e inaugurando una nuova era di fiducia decentralizzata, inizialmente nel mondo digitale, ma con impatti significativi anche nel mondo fisico.

Internet of Value, il futuro è dei pagamenti programmabili

Spostando l’attenzione sull’Internet of Value, che prende le mosse dalla missione originaria della Blockchain, ovvero la possibilità di consentire uno scambio di valore peer-to-peer eliminando la necessità degli intermediari, una delle caratteristiche che potrebbe portare grandi novità nel campo del business è quella della programmabilità dei pagamenti nativi nell’ambito del Web3.

Negli “split payment”, processo di scissione dei pagamenti dell’IVA all’erario, la blockchain consente una suddivisione automatizzata e trasparente dei fondi. Su piattaforme Web3, gli split payment possono distribuire automaticamente pagamenti relativi, ad esempio dividendi o royalties tra i partecipanti di un progetto decentralizzato.

Il concetto di “delivery versus payment”, la forma di regolamento che garantisce la consegna contestuale di tutti i documenti necessari per dare esecuzione ad un trasferimento di titoli a fronte della ricezione dell’importo di pagamento pattuito, assume una nuova dimensione con gli smart contract basati su blockchain. In un contesto di trade finance basato su Web3, il pagamento potrebbe essere programmato automaticamente solo al momento in cui il compratore conferma la ricezione fisica del prodotto, garantendo la sicurezza della transazione.

La “time-bound automation” sulla blockchain potrebbe essere usata per gestire pagamenti automatici legati a condizioni specifiche. Per fare un esempio, uno smart contract potrebbe automaticamente rinnovare un servizio di streaming o pagare l’affitto ogni mese, senza richiedere alcuna azioni manuali.

Tutto questo, se incorporato nel Web3, farebbe dei pagamenti programmabili uno strumento molto potente per rendere più efficienti le transazioni finanziarie, sfruttando la sicurezza e la chiarezza della tecnologia blockchain.

Il potenziale trasformativo del Web 3 tra equità e inclusività

Francesco Bruschi, Direttore dell’Osservatorio Blockchain & Web3 ha sottolineato il potenziale trasformativo del Web3 che al di là di mere dinamiche finanziarie o fluttuazioni del mercato delle criptovalute, offre la possibilità di “plasmare un nuovo modello di Internet, caratterizzato da equità e inclusione, basato su principi fondamentali quali trasparenza, decentralizzazione e coinvolgimento degli utenti”. Che diventeranno i veri proprietari dei propri dati e delle interazioni web, riducendo così il potere eccessivo delle piattaforme digitali.

Certo che la realizzazione di un Web3 più sostenibile e inclusivo, non è affatto banale. E su questo aspetto getta luce Giacomo Vella, Direttore dell’Osservatorio Blockchain & Web3 precisando che siamo solo agli esordi di un percorso che si prospetta decisamente lungo. “Per realizzare appieno il potenziale del Web3 – prosegue Vella – sarà cruciale perseverare negli investimenti in ricerca e sviluppo e collaborare attivamente alla creazione di un quadro normativo adeguato. Il destino del Web3 si profila come una sfida collettiva. L’Europa oggi non può rimanere spettatrice di questa trasformazione, deve giocare un ruolo attivo e in prima fila per promuovere una corretta adozione del Web3”.

Su questo punto insiste anche Valeria Portale, Direttore dell’Osservatorio Blockchain & Web3 “Uno dei principali elementi che rende possibile il Web3 è l’utilizzo di asset digitali nativamente integrati nell’infrastruttura tecnologica per facilitare lo scambio di valore. Attualmente però, manca una moneta digitalmente nativa, e questo ha portato all’adozione di criptovalute e stablecoin. Allo stesso tempo numerose banche centrali, compresa la BCE, stanno riconoscendo l’importanza di sviluppare una propria valuta nativamente digitale anche come strumento potenzialmente utilizzabile nel contesto del web3.”

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