Blockchain & Agrifood: l’evoluzione di una filiera tradizionale verso un paradigma trusted

Basandosi sulla fiducia reciproca, essa consente al consumatore finale un’esperienza di customer journey e al tempo stesso all’azienda di avere un contatto diretto con il cliente molto più immediato di un social network, ampliando le proprie potenzialità e differenziandosi su un mercato sempre più competitivo

Pubblicato il 22 Giu 2020

Fabrizio Cometa

business development manager di Westpole

blockchain

La digitalizzazione dei processi all’interno delle aziende è un argomento ormai all’ordine del giorno tra i manager delle aziende pubbliche e private, e la recente emergenza legata al Covid-19 ha reso questa esigenza non più rinviabile: ogni giorno una mole rilevante di informazioni viene persa all’interno di procedure non chiare, non definite e non monitorate.

Per aiutare a estrarre e mantenere la conoscenza già presente, ma spesso non condivisa tra tutti gli attori in campo (contribuendo alla creazione dei cosiddetti silos informativi) sono necessarie piattaforme in grado di armonizzare e orchestrare tutti i processi per dare valore immediato alle aziende, risolvendo problematiche fino a pochi anni fa considerate difficilmente superabili.

La tecnologia oggi può venire in soccorso alla digitalizzazione dei processi anche dei settori più tradizionali, e la blockchain (spesso in parallelo con strumenti di intelligenza artificiale) è uno degli strumenti più interessanti a riguardo: sopratutto nei prossimi mesi che caratterizzeranno la ripresa, rendere sicure le informazioni degli attori legati alla filiera dell’Agrifood rappresenta una priorità.

Come evidenziato dal recente Osservatorio Smart Agrifood del Politecnico di Milano, le soluzioni digitali per la tracciabilità alimentare relative alla blockchain nel nostro Paese sono più che raddoppiate nell’arco degli ultimi dodici mesi, e non sorprende che l’offerta di questi servizi oggi abbia superato quella legata a tecnologie più mature come QR Code o Mobile App.

Sempre secondo il PoliMi, dopo la finanza e la PA è proprio l’Agrifood il terzo settore in assoluto per progetti operativi blockchain in Italia, avviati dalle imprese soprattutto per incontrare opportunità commerciali, per rendere più efficienti i processi di supply chain e raggiungere obiettivi di sostenibilità ambientale e sociale.

L’organizzazione di attori e touchpoint della filiera agroalimentare

Produttori, trasportatori, piattaforme logistiche, GDO, fino al cliente finale: sono tantissimi gli attori coinvolti nel mondo dell’alimentare, ognuno con diversi touchpoint e legati a diversi standard di comunicazione, quindi non armonizzati. Questa crescente complessità nella catena di approvvigionamento alimentare, comporta un aumento dei dati e un allungamento degli ecosistemi all’interno del settore. In questo contesto, l’importanza della “fiducia” da parte del consumatore finale pesa più che mai. È fondamentale saper cogliere l’attenzione del cliente e dargli la possibilità di “entrare” nell’azienda offrendo un’esperienza di customer journey, con l’obiettivo di una fidelizzazione sempre maggiore.

La blockchain, in questo caso, può rappresentare un punto di svolta nell’organizzazione delle informazioni di tutte le fasi di raccolta, trasformazione e consegna di un prodotto alimentare.

Uno degli esempi più citati è la soluzione IBM Food Trust, una vera e propria collaborative network che comprende più di diecimila player (tra strutture e persone fisiche) al proprio interno.

Dall’agricoltore, al trasformatore, al rivenditore, la trasparenza nel settore alimentare è fondamentale e la soluzione fornisce agli utenti autorizzati l’accesso immediato ai dati della catena di approvvigionamento alimentare “attivabili” dall’azienda agricola al magazzino e, in ultima analisi, al consumatore.

La soluzione fornisce ai partecipanti una comoda pubblicazione dei dati e condivisione controllata di informazioni. Consente la tracciabilità, ovvero la storia completa e la posizione attuale di qualsiasi prodotto alimentare con le relative informazioni di accompagnamento (ad es. certificazioni, dati di test, dati di temperatura) che possono essere disponibili in pochi secondi.

Così si possono ottenere alimenti più sicuri, una maggiore durata di conservazione dei prodotti, una riduzione degli sprechi, una più rapida tracciabilità e un migliore accesso alle informazioni condivise.

Qualità, sicurezza, trasparenza, accessibilità ed efficientamento dei processi

Il paradigma della blockchain permette di soddisfare il nuovo standard di trasparenza e fiducia, ma perché abbia valore deve pensare “in grande” e raggiungere una massa critica in grado di darle credibilità, con valori misurabili in modo puntuale.

Una delle maggiori critiche che viene rivolta alla distributed ledger, infatti, è quello della possibilità di inserire blocchi di informazioni non veritiere (e non sempre verificabili): questo succede quando la Blockchain è di dimensioni ridotte e riferita a pochi attori, ma le informazioni fuorvianti possono diventare più facilmente rintracciabili (e rappresentare un problema di reputazione per chi venisse scoperto) in un sistema come quello di IBM Food Trust che genera oltre 2 milioni di eventi al giorno.

Se il dato è falso questo viene definito in maniera rapida e si risale immediatamente al responsabile. Infatti, il concetto di identità digitale è sempre più presente. Anche banalmente controllando chi si è collegato e da dove e associando questo dato alle cifre trasmesse dall’identità digitale, si può ricreare un pattern del processo. A quel punto, la piattaforma avrà organizzato a priori quelle che sono tutte le regole di accesso.

Si pensi ad esempio alle spedizioni via mare: lo standard esistente nei porti è spesso ancora quello del fax, una modalità decisamente poco scalabile e poco condivisa con il resto della filiera. Una volta che il fax con le informazioni di spedizione viene digitalizzato, tutti gli attori coinvolti nel trasporto di generi alimentari hanno interesse a verificare la correttezza delle informazioni contenute, ottenendo così un risparmio di tempo grazie a un controllo simultaneo su più fronti.

Il paradigma della blockchain offre quindi la possibilità di un’intera filiera trusted, basata sulla fiducia reciproca, consentendo al consumatore finale un’esperienza di customer journey e al tempo stesso all’azienda di avere un contatto diretto con il proprio cliente molto più immediato di un social network, ampliando le proprie potenzialità e soprattutto differenziandosi su un mercato sempre più competitivo.

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