La blockchain applicata al BIM nel settore delle costruzioni

L’applicazione della blockchain alla digitalizzazione del comparto edilizia potrebbe essere l’innovazione in grado di fornire soluzioni smart di lungo periodo. IBIMI ha costituito un gruppo di lavoro interdisciplinare denominato Block2020 con l’obiettivo di comprendere il contesto, proporre soluzioni e approcci definendo più use case

Pubblicato il 21 Ago 2020

Lorenzo Nissim

vice presidente di IBIMI-buildingSMARTItalia

BIM

La metodologia blockchain ha raggiunto un grado di maturità tale che risulta essere il metodo più indicato per risolvere le transazioni digitali dove le parti devono potersi fidare delle transazioni eseguite senza ricorrere a terze parti portatrici di garanzie. La sua applicazione alla digitalizzazione del comparto edilizio e in particolare al BIM (Building Information Modeling), potrebbe rappresentare la soluzione ad alcuni dei quesiti non ancora risolti (ad es. tutela della proprietà intellettuale) e rendere smart i processi di approvvigionamento della filiera (smart contracts), nonché di “notarizzare” – con completa trasparenza dei processi coinvolti – l’acquisizione e la gestione dei dati provenienti dalla rilevazione dell’esistente (si pensi agli strumenti IoT impiegati per il monitoraggio delle infrastrutture).

L’industria e il mondo accademico sono d’accordo sui numerosi vantaggi offerti dalla blockchain, che secondo Dan Boneh, professore di informatica e di ingegneria elettrica a Stanford, al suo centro non ha solo una “struttura dati”, ma un modo per “memorizzare permanentemente i dati”.

Grazie alla sua struttura altamente decentralizzata, una evidente proprietà della rete a contabilità distribuita è che se le informazioni sono memorizzate su di un blocco, vista la naturale interdipendenza tra un blocco e l’altro, esse non possono più essere cancellate o modificate. Inoltre tutti i dati e le transazioni registrate su una catena di blocchi sono verificabili, il che significa che non è necessario fidarsi  ciecamente né della tecnologia, né di un terzo datore di fiducia, ma ogni partecipante può autonomamente verificare la consistenza dei dati. “Io considererei la verificabilità come la bellezza della blockchain”, afferma Boneh.

Grazie a queste proprietà la blockchain induce la trasparenza e crea fiducia tra gli attori di filiera.

Un’attività svolta su una catena di blocchi può essere regolata dai cosiddetti “smart contract” (contratti intelligenti), noti anche come applicazioni decentralizzate o DAPP. Il codice sorgente di tali programmi è scritto all’interno della blockchain, rendendoli a loro volta permanenti, verificabili e trasparenti, eliminando così la necessità di un amministratore unico di fiducia.

Una questione fondamentale da risolvere nell’utilizzo della blockchain è la conferma che le informazioni aggiunte a un blocco siano realmente valide. Ma a questo fattore che costituisce il rischio reale che mina la blockchain nella sua efficacia, ci si sta lavorando rigorosamente.

Non a caso, la blockchain ha subito riscosso grande interesse e curiosità nel mondo accademico e non solo: cambiare le logiche attraverso cui ci si fida è affascinante.

Non stupisce infatti che tale tecnologia nasca e trovi immediato successo come soluzione alternativa alla moneta: la commodity globale che rappresenta la fiducia e sorregge qualsiasi scambio commerciale. Infatti, la moneta è la nostra fiducia che i 5 euro che riceviamo saranno considerati 5 euro anche quando li useremo per acquistare, altrimenti è solo carta e torneremmo a usare l’oro o forse addirittura il baratto!

Ma quanto vale la fiducia in un processo di lavoro? La blockchain è utile anche se non utilizzata per creare criptovaluta?

Nel rapporto tra innovazione e crescita economica si pone il problema di misurare l’innovazione, capire il ruolo dei mercati e identificare i tipi di imprese che potrebbero innovare. Per affrontare la problematica è necessario ragionare sul modo in cui la produttività influisce sui salari, sulle competenze e sulla disuguaglianza sociale e quindi il tipo di politiche che potrebbero garantire che il ritmo dell’innovazione rimanga sostenuto e veloce.

Applicazioni innovative della blockchain al settore delle costruzioni e al BIM

Il potenziale della blockchain non è solo di rappresentare una efficiente alternativa alle soluzioni esistenti, ma è un potenziale abilitatore di nuovi modelli di business che in assenza di una rete a contabilità distribuita non potrebbero essere realizzabili. Tuttavia, il lancio di una nuova soluzione blockchain è molto più impegnativo di quanto si può prevedere inizialmente e può richiedere di affrontare e superare questioni legali, normative e tecniche nonché un elevato impegno economico iniziale.

L’Istituto per il Building Information Modelling Italia (di seguito IBIMI), associazione di professionisti e imprese nell’ambito della digitalizzazione del settore delle costruzioni, ha fin dalla sua fondazione voluto rappresentare una culla ideale di aggregazione di esperti provenienti da discipline diverse e stimolare l’interazione e l’innovazione.

Il metodo di lavoro ideale è la formazione dei gruppi di lavoro, tavoli di confronto nei quali vengono raccolti i contributi qualificati e determinanti alla definizione e valutazione dei casi di studio, grazie all’esperienza vissuta dai soci nella propria vita professionale; nei GdL vengono così sistematizzati i contributi provenienti dalla pratica quotidiana di lavoro innovati e ottimizzati grazie all’adozione di nuove tecnologie come la blockchain. I casi individuati vengono trattati in logica multidisciplinare e il problema tecnico da risolvere e le sue possibili soluzioni sono attentamente valutati sotto gli aspetti tecnici, legali, normativi, gestionali e scientifici, grazie alla variegata partecipazione disciplinare dei componenti, proprietà di staff difficilmente replicabile all’interno di una struttura aziendale se non ad alti costi economici, spesso difficilmente sostenibili per l’organizzazione.

Nel marzo 2020 IBIMI ha costituito un gruppo di lavoro interdisciplinare denominato Block2020 con l’obiettivo di comprendere il contesto (BIM e Blockchain), proporre soluzioni e approcci definendo più use case individuati secondo una valutazione responsabile, accurata, oggettiva e olistica, ovvero comprensiva di adeguate considerazioni di natura tecnica, organizzativa, giuridica, economica e sociale. Tra quelle considerate di particolare rilievo e valore per il mercato, il GdL sta approfondendo:

  • Certificazione del processo di rilievo-diagnostica-progettazione di opere esistenti (edifici e infrastrutture) con l’interazione tra modelli digitali e blockchain;
  • Certificazione su DLT dei dati provenienti dal monitoraggio di opere esistenti attraverso l’uso di smart contract;
  • Digitalizzazione e garanzia giuridica (c.d. “notarizzazione”) della documentazione di cantiere collegata al modello BIM as-built;
  • Tracciabilità digitale dei materiali e delle Dichiarazioni di Prestazione (DoP) documenti previsti dalla normativa vigente (CPR (UE) 305/2011 recepito con D.Lgs 106/2017)

Il lavoro del GdL, operato in modalità totalmente in digitale (piattaforma per videocall, ambienti condivisi di lavoro, ecc) coordinato dall’associazione tramite il suo PMO e 3 PM è supportato dalla partecipazione di sponsor che condividono sia l’impegno economico sia i risultati di ricerca. I partecipanti credono fermamente nella validità nella strada intrapresa che consente un approccio alla materia con un effort organizzativo stimato secondo la seguente ideografica.

A oggi sono stati individuati e definiti sia graficamente che documentalmente gli use case di studio e dal prossimo mese di settembre verrà avviata la fase di approfondimento per la definizione delle soluzioni ideali e la messa a punto di studi su prototipi da realizzare.

Lo scorso mese di luglio, il MISE ha posto in consultazione pubblica il documento “Strategia nazionale in materia di tecnologie basate su registri condivisi e blockchain” e sul quale il GdL ha pensato bene di dare il proprio contributo in particolare nella sezione 2.3 “Settori chiave verso cui indirizzare gli investimenti nel settore privato, fintech e modelli cooperativi” dove è fatto specifico richiamo alle “Costruzioni Edili” in particolare riferimento all’”Estensione BIM“, ponendo un accento sulle criticità riscontrate da un punto di vista normativo, suggerendo di:

  • Porre come obiettivo la definizione giuridica di blockchain/DLT attraverso descrizioni chiare e univoche;
  • Stimolare le autorità competenti a emettere linee guida contenenti chiare indicazioni che definiscano i confini entro i quali le informazioni registrate e le azioni eseguite dagli smart contract possono essere considerate certe e aventi effetti legalmente non opponibili; anche e soprattutto in considerazione di un possibile impiego in sede giudiziale;
  • Stimolare le autorità competenti a emettere linee guida precise per poter considerare come firmate digitalmente, e quindi non revocabili, le transazioni provenienti da determinati address. (Ovvero, il processo necessario per attribuire in modo univoco trasparente e affidabile un identikit all’address stesso, ed eventualmente per revocare tale attribuzione in caso di smarrimento o furto della chiave privata associata).

Come si misura l’innovazione

Come l’arte, tutti riconoscono l’innovazione quando la vedono, ma definirla e misurarla è un’altra questione! C’è chi propone di affrontare lo studio dei brevetti quale chiave per risolvere il quesito.

In uno studio della Stanford University sono state utilizzate tecniche di big data per analizzare 9 milioni di brevetti statunitensi depositati nel corso di due secoli. Sebbene la comunità della Silicon Valley sostenga che le startup siano la vera fonte dell’innovazione, i ricercatori hanno scoperto che anche le aziende affermate sono molto innovative e caratterizzate da attività di brevettazione di alta qualità.

Il primo passo di tale analisi è stato quello di costruire una misura di innovazione affidabile. I ricercatori hanno quindi confrontato i testi di tutti i brevetti nel database e verificato la presenza di parole chiave scelte. Se c’era poca sovrapposizione tra il testo di un brevetto e i suoi predecessori, il brevetto era probabilmente una novità. Se le parole nei brevetti successivi erano simili, il brevetto analizzato era probabilmente un’importante innovazione su cui altri brevetti costituivano ulteriori sviluppi. I brevetti che hanno soddisfatto entrambi i criteri erano quindi importanti innovazioni e sono stati considerati “di alta qualità”. Come controllo, i ricercatori hanno confrontato la loro lista di brevetti “di alta qualità” con quelli già ritenuti significativi dagli storici economici. Hanno così appurato che le due liste erano abbastanza simili.

Ciò che è coerente è la nozione di “distruzione creativa” e la riallocazione razionale delle risorse attorno a tali eventi, affermano gli studiosi. Quando le imprese innovano, i profitti aumentano e il lavoro e i finanziamenti vengono attratti verso di loro e si “allontanano” dai loro concorrenti, che soffrono di questa “distruzione creativa”. Perché ciò avvenga, i mercati del lavoro e dei capitali devono funzionare in modo efficiente. Mentre la distruzione creativa e i modelli associati non sono una nuova idea, ciò che è diverso oggi è che l’innovazione potrebbe avvenire attraverso entità diverse – come il governo, nonché società pubbliche o private e le associazioni – e inventori che lavorano oltre i confini geografici o di settore.

L’Italia è composta principalmente di piccole e medie imprese e non di colossi come quelli della Silicon Valley; la domanda da farci allora è come può una piccola azienda italiana investire nella ricerca e sviluppo di nuove tecnologie e servizi senza esporsi a rischi di economicità e liquidità tipici degli stadi iniziali dei processi innovativi?

Conclusioni

In un mondo sempre più interconnesso, dove i mercati non conoscono più limiti geografici e l’innovazione diventa l’unico modo di distinguersi e fare profitti, l’Italia può giocare la sua partita, forte del suo DNA di genialità e puntando sulla sua grande capacità di resilienza. In tutto il globo i professionisti danno la caccia alle soluzioni blockchain, come negli anni passati si cercava l’oro, cercando l’applicazione che può cambiare il business per sempre.

IBIMI sta stimolando il processo di aggregazione tra professionisti, aziende, università e sta dialogando con il mercato e gli enti regolatori dello stesso. Con un po’ di fortuna e ironia potrebbe essere una catena di blocchi che libera tutti!

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