Te-Food, alimenti più sicuri grazie alla blockchain

“Abbiamo il diritto di sapere ciò che mangiamo”, questo lo slogan nata nel 2016 e che dopo una Ico di successo è sta passando alla distributed ledger technology per il tracciamento dei cibi dal produttore alla tavola. Partendo dal Sud del mondo

Pubblicato il 28 Ago 2018

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“Abbiamo il diritto di sapere cosa mangiamo”. E’ lo slogan di Te-Food, la società specializzata in sistemi per la tracciabilità dei cibi dal produttore fino al loro arrivo a tavola, nata in Vietnam nel 2016 dalla collaborazione per l’agrifood tra un’azienda locale e una ungherese. 

Recentemente, dopo l’initial coin offering che si è conclusa con successo e che ha raccolto 19 milioni di dollari, la società sta gradualmente passando alla blockchain per monitorare tutti i passaggi, con l’obiettivo di migliorare la sicurezza degli alimenti, eliminare le frodi e contribuire a far scendere i costi sostenuti dalle società che si occupano della supply chain. In questo percorso Te-Food lavora fianco a fianco con le società della distribuzione, con i consumatori e con le autorità governative, e conta oggi su più di 6mila clienti business, gestendo ogni giorno più di 400mila “passaggi” di merci all’interno del proprio sistema, tracciando 12mila maiali, 200mila polli e 2,5 milioni di uova ogni giorno. Proprio entro la fine di quest’anno il monitoraggio sarà esteso al bestiame, ai pesci e ai frutti di mare, alla frutta e alla verdura. L’area principale in cui sono concentrate per il momento le attività del gruppo sono i paesi e le economie emergenti, dove risiede il 60% della popolazione mondiale ma i controlli sulla qualità del cibo sono più scarsi e meno accurati. 

La società interviene in un mercato, quello delle soluzioni per la tracciabilità degli alimenti, che supererà nel 2021 il valore di 15 miliardi di dollari, con una crescita annua superiore al 15% nell’area dell’Asia Pacifico, e compresa tra il 5,5 e l’8,7% nel resto del mondo.

Il principale obiettivo di te-food per il 2018 quello di espandere la propria presenza internazionale, in una roadmap che prevede lo “sbarco” in 17 paesi complessivi entro 5 anni.

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