I discutibili casi del buyback di Block.One e dell’Ico di Eos: con i security token sarà tutto diverso

L’operazione che sta andando in porto non tiene in nessuna considerazione i detentori dei token, ma soltanto l’interesse di pochi “azionisti”. I segnali d’allarme c’erano ed erano chiari. Ma sarebbe stato diverso se di fosse fatta una Sto

Pubblicato il 05 Giu 2019

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Le ultime notizie dicono che Block.one, lo sviluppatore che sta dietro alla criptovaluta Eos, utilizzerà un parte della cifra record di 4 miliardi di dollari raccolta con l’Initial coin offering del 2018 per effettuare un buyback – inserito in un accordo privato – di almeno il 10% delle quote degli investitori della prima ora. Secondo Bloomberg, che per prima ha dato la notizia, quest’operazione attribuirà all’azienda un valore record di 2,3 miliardi di dollari rispetto ai 40 milioni che corrispondono alla valutazione del 2017. Non si conoscono più dettagli su quali siano i fortunati investitori che beneficeranno di un ritorno “stellare” dell’investimento in un anno, né sulle modalità specifiche del buyback.  

Il problema delle ICO

Le Ico hanno raccolto negli Stati Uniti soltanto 300 milioni di dollari distribuiti su 68 operazioni nel 2019, a confronto dei 6,2 miliardi del 2018. Nonostante questo e a dispetto delle campane a morto suonate da molti, le Ico possono ancora giocare un ruolo importante nel finanziare progetti nati in ambito blockchain con token “nativi”. Le Ico troveranno il proprio posto insieme alle Security token offerings. Il problema è che, al momento, le Ico sono state usate al posto delle Sto, come un modo per aggirare le regole del mercato azionario e raccogliere capitali – mascherati da utility token – in un contesto senza regole.

Le semplici lezioni che gli investitori in Ico devono imparare sono chiare:  

  • Le Ico non sono Sto. I token non garantiscono nessun capitale o diritto di partecipazione  nella compagnia.
  • Fare sempre una approfondita due-digiligence. Questo è un concetto-base, ma troppo spesso viene sottovalutato da molti, come ho già avuto modo di scrivere in un articolo del 2017. Ad esempio, Block.one è una compagnia con sede nelle isole Cayman, e questo è già un segnale d’allarme, ed è lo sviluppatore di Eos. Eos non è un’azienda di per sé, ma un asset, un prodotto di Block.one. Così quando si acquista un token di Eos si sta affidando il propio denaro a Block.One per avere in cambio nient’altro che la semplice speranza che verrà utilizzato per sviluppare il prodotto. Cosa che potrebbe accadere e potrebbe non accadere, non ci sono garanzie né obblighi legali. Block.one potrà usare questo denaro per farlo, o potrebbero attribuirsi un importante dividendo o ricompare le proprie azioni, o spendere tutto a una festa. Potrà effettivamente fare tutto ciò che vuole con quesi soldi, senza che nessuno possa dir nulla.
  • Non prendere mai in considerazione di partecipare a una Ico che non prevede un deposito di garanzia in una giurisdizione affidabile, con termini e condizioni chiari e con agenti incaricati a verificare l’effettivo utilizzo e l’allocazione dei capitali raccolti. 

La differenza con STO

Se Block.one avesse fatto una Sto, tutto sarebbe stato differente. A seconda dei termini e delle regole in vigore sui security token, l’investitore avrebbe ottenuto i propri diritti di proprietà o una partecipazione ai profitti. Allo stesso modo gli sarebbe stato garantito il diritto di voto per influire sulle decisioni del management di Block.one. Aggirare le regole sarebbe stato molto più complicato e sarebbe stato possibile rivendicare i propri diritti come possessori di security token. Inoltre sarebbe stato possibile anche rare beneficio da un buyback, anche se questo non è automatico e dipende essenzialmente dagli accordi tra gli azionisti e dalle regole dell’azienda: proprio per questo rimane fondamentale la due diligence.

L’ICO di Eos, segnali d’allarme dappertutto

per i possessori di Token Eos i segnali d’allarme sono stati molti fin dall’inizio. L’ammontare è cresciuto fuori d ogni proporzione, l’azienda non aveva un prodotto. Non avevano, e ancora non hanno, un’idea chiara su come quel denaro dovrà essere investito. Secondo quanto ricostruito da Bloomberg hanno investito i fondi raccolti con l’Ico in buoni del tesoro, in Bitcoin anche 174 milioni di dollari in in Venture capital (…). 

Ancora peggio, i promotori della Ico, vale a dire i ricchi azionisti di Block.one, erano investitori di wall street che non hanno bisogno di quel denaro per lanciare una startup innovativa basata sulla blockchain, cosa che avrebbero potuto fare tranquillamente con i propri portafogli. L’ipo era per oro soltanto un guadagno inaspettato, praticamente un regalo, un trasferimento di risorse da 4 miliardi di dollari da un gruppo di originali possessori di token a un gruppo di persone di wall stretto benestanti, smart e senza scrupoli. Cosa queste persone avrebbero potuto fare con il denaro non era prevedibile. i segnali erano in bella vista dappertutto. (…)

La buona fede dei possessori dei token è stata chiaramente tradita. Nonostante questo il buyback avverrà, ma ne trarranno beneficio soltanto gli azionisti. (…)

Questo buyback dimostra così come gli possessori di token non siano tenuti nella giusta considerazione (…). Se ci fosse stata una minima considerazione per loro si sarebbero comportati diversamente: quantomeno – prima di incassare utili per il 6.500%, avrebbero previsto di restituire qualcosa ai possessori dei token Eos, che stanno perdente più del 70% dalle valutazioni di picco e avrebbero almeno detto grazie. (…) 

A ognuno le sue conclusioni

Sintetizzerò le conclusion citando una frase di Gordon Gekko: “L’avidità, non trovo una parola migliore, è giusta… , l’avidità cattura l’essenza dello spirito evolutivo. L’avidità in tutte le sue forme…ha improntato lo slancio in avanti di tutta l’umanità”. (…)

*Andrea Bianconi è un avvocato d’affari internazionale con oltre due decenni d’esperienza, uno studioso di Austrian Economics, storia monetaria e geopolitica, un appassionato sostenitore di Bitcoin, delle tecnologie DLT e di Blockchain.  Svolge consulenza nel settore ed è speaker/panellist a conferenze ed eventi di settore.  Membro del Think Tank Untitled-INC , della Blockchain Hub di Berlino e della Blockchain Bundesverband tedesca, ha collaborato alla stesura del primo studio di settore internazionale “EU Token Regulation Paper” presentato alle autorità europee e nazionali

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