Blockchain, tandem Ibm-Borsa Italiana: l’emissione titoli diventa digitale

In rampa di lancio un registro condiviso e distribuito di tutte le transazioni tra gli azionisti. Obiettivo: aprire nuove opportunità di trading e investimento per le Pmi

Pubblicato il 28 Lug 2017

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Creare un registro condiviso e distribuito di tutte le transazioni tra gli azionisti, per aprire nuove opportunità di trading e investimento. L’obiettivo della soluzione che nascerà dalla collaborazione fra Ibm e Borsa Italiana dimostra quanto la tecnologia blockchain sia destinata a conquistare spazio anche fuori dai tradizionali confini dei Bitcoin e soprattutto nei mondi delle banche e della finanza. La partnership siglata dal colosso statunitense e dalla società del London Stock Exchange Group (Lseg) nasce dalla volontà di semplificare la tracciabilità e la gestione delle informazioni sulle partecipazioni, aprendo così la strada ad una vera digitalizzazione dell’emissione titoli delle piccole e medie imprese in Europa.

Addio carta, il trading viaggerà sempre più online

Concretamente lo scatto in avanti riguarderà la sostituzione dei certificati di trading cartacei, di norma emessi oggi alle società private, che grazie alla tecnologia blockchain saranno digitalizzati creando un circuito di comunicazione più agile e trasparente. Le società emittenti, le autorità di vigilanza, gli investitori e gli altri stakeholder potranno così accedere a una panoramica informativa ed esaustiva sulle società coinvolte nella iniziativa.

Un grande vantaggio riguarderà le Pmi private, che non hanno generalmente accesso alle reti delle borse valori pubbliche né alle strutture di credito istituzionali. La soluzione blockchain messa in cantiere da Ibm e Borsa Italiana consentirà loro di avvalersi di un accesso ottimizzato al credito e di un legame con un ecosistema d’investimento più ampio e maturo, che significherà poter tracciare nuove linee di trading e ottenere finanziamenti, condividendo i propri dati finanziari in un’arena pubblica trasparente e sicura.

“Grazie alla collaborazione con Ibm nello sviluppo di questa soluzione – commenta Raffaele Jerusalmi, ceo di Borsa Italiana – vogliamo assumere una posizione di guida nella trasformazione del modo in cui le Pmi europee possono gestire le liste dei propri azionisti e, al contempo, ampliare l’accesso al credito. Tutto su un’affidabile piattaforma digitale”. Parole che lasciano intendere la volontà di avviare un processo di trasformazione di ampio respiro, che faccia inizialmente leva sulle tecnologie blockchain e che possa poi ampliare tanto lo spettro d’azione quanto il ventaglio di tecnologie utilizzate.

Blockchain, più trasparenza e agilità per la finanza

“Stiamo testando l’impiego della tecnologia blockchain in un ambito finanziario per cui la separazione dei dati e la riservatezza sono aspetti essenziali – fa notare Chris Corrado, coo e cio del London Stock Exchange Group – Lavorando col supporto di Ibm siamo impegnati a creare, collaudare e ampliare nel tempo le nostre capacità sul fronte delle tecnologie emergenti”.

La soluzione oggetto dell’asse fra il gigante Usa e Borsa Italiana è attualmente in fase di collaudo iniziale presso un gruppo ristretto di partner e clienti. Basato sulla blockchain Hyperledger Fabric versione 1.0, il sistema assicura la condivisione dei dati altamente sensibili solo fra i partecipanti autorizzati della rete, garantendone al contempo la sicurezza e la protezione. A garantire la sicurezza è l’infrastruttura sottostante, dotata dei massimi livelli di crittografia disponibili in commercio.

La soluzione è stata inoltre pensata per un’eventuale interoperabilità con i sistemi Lseg esistenti. E il progetto di Borsa Italiana potrebbe dunque essere solo l’assaggio di una digital transformation più organica dell’intero gruppo. “Condividere dati critici in una rete sicura e trasparente accessibile agli azionisti è difficile se si utilizza un sistema tradizionale – spiega Marie Wieck, General Manager di Ibm Blockchain – La blockchain contribuirà a eliminare alcune delle barriere tipiche dei metodi tradizionali di trasferimento del valore, proprio come ha fatto Internet con lo scambio di informazioni alla fine degli anni ‘90”.

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