Fenomeno ICO: fino a che punto opportunità, quando rischia di essere truffa

L’Initial Coin Offering come modalità di crowdfunding basata sulle cryptocurrency nella lettura di Andrea Gaschi, Associate Partner at Partners4Innovation e Senior Advisor Osservatori Digital Innovation

Pubblicato il 03 Nov 2017

Andrea Gaschi, P4I
Andrea Gaschi, Associate Partner at Partners4Innovation e Senior Advisor Osservatori Digital Innovation

Il fenomeno Blockchain ha aperto la strada a una vera e propria rilettura di tanti fenomeni in numerosi e diversi settori. Tra gli ambiti su cui impatta in particolare lo sviluppo di una ricca serie di cryptocurrency c’è anche il mondo del Venturing, quindi il finanziamento di imprese innovative in fase di startup che sembrano avere un significativo potenziale di crescite nel lungo periodo.

Uno degli esempi più significativi è rappresentato dall’ICO (Initial Coin Offering) ovvero la innovativa di modalità di crowdfunding basata sulle cryptocurrency. Nel terzo trimestre di quest’anno i finanziamenti effettuati tramite ICO (Initial Coin Offering) di startup in ambito Blockchain sono stati pari a oltre 1,3 miliardi di dollari, una cifra che supera di ben 5 volte gli investimenti da parte di fondi di Venture Capital. Tra questi si devono segnalare un paio di Initial Coin Offering monstre: come il caso di Tezos – una piattaforma di governance dell’infrastruttura core – e come quello di Filecoin – una piattaforma progettata per lo storage distribuito di file – le quali hanno raccolto rispettivamente 232 milioni di dollari e 257 milioni di dollari. Nello specifico  Tezos ha utilizzato una parte dei fondi raccolti per lanciare un fondo da 50 milioni di dollari che supporta nuove iniziative che utilizzino la sua piattaforma.

ICO Data: CBInsights

Il ruolo dell’ICO – Initial Coin Offering

L’Initial Coin Offering è uno strumento rivoluzionario nel mondo del Venturing perché permette di superare le rigide regole dei processi di valutazione tradizionalmente seguiti da fondi e banche a cui siamo stati abituati negli ultimi anni.

Ma è importante capire concretamente di cosa si tratta. L’ICO consiste nella vendita di token da parte di un’impresa che ha sviluppato o vuole sviluppare una soluzione Blockchain, in cambio di un’altra valuta, tipicamente bitcoin o ether. In grande sintesi i token possono essere assimilati alle azioni di un’impresa che vengono vendute agli investitori nel caso di una IPO (Initial Public Offering) e, esattamente come accade per le azioni, si prestano per essere scambiate sui mercati in criptovalute, e veder crescere o calare il loro valore nominale sulla base dei risultati dell’azienda, ma anche dall’andamento della criptovaluta scelta.

Obiettivi ICO

L’ICO presenta un obiettivo di raccolta e, nel caso in cui sia raggiunto nel periodo previsto, i fondi vengono utilizzati per portare avanti il progetto dichiarato nel whitepaper iniziale. Nel caso in cui i fondi raccolti non dovessero raggiungere il livello minimo previsto, questi vengono restituiti agli investitori e in questa circostanza l’ICO viene considerata fallita.

Con l’ICO si entra in un ambito che è al di fuori di ogni regolamentazione per la raccolta di capitali da parte di startup. Il meccanismo delle ICO è esposto alla possibilità che il soggetto emettitore abbia in realtà fini poco onorevoli. Una truffa che si è verificata in diverse occasioni è la cosiddetta “Pump & Dump”, in cui il valore del token viene gonfiato artificialmente tramite dichiarazioni molto positive sul progetto, con l’obiettivo di vendere i token acquisiti a un prezzo più alto. Una volta che i token vengono venduti, il prezzo precipita e gli investitori perdono i loro soldi.

A causa di situazioni come questa, regolatori come la SEC o la UK Financial Conduct Authority hanno segnalato agli investitori che le ICO sono particolarmente rischiose e speculative, essendo esposte a truffe e senza alcuna protezione per gli investitori.

La cronaca ci segnala ad esempio che nel settembre 2017 la People’s Bank of China ha ufficialmente vietato le ICO, definendole uno strumento che mette a rischio la stabilità economica e finanziaria, proibendo l’utilizzo dei token come valuta di scambio sul mercato e alle banche la possibilità di offrire servizi collegati alle ICO.

Comics: Dilbert by Scott Adams

ICO: vantaggi e rischi

Non bisogna ovviamente criminalizzare il fenomeno. Non tutte le ICO sono truffe. La stessa Ethereum si è finanziata con questo meccanismo nel 2014, raccogliendo 3.700 BTC nelle prime 12 ore, equivalenti a circa 2,3 milioni di dollari. E’ però molto importante avere la consapevolezza che si tratta di un investimento ad altissimo rischio perché i progetti finanziati sono tipicamente in una fase molto preliminare del loro sviluppo e quindi con esiti ancora incerti.

Oggi la migliore raccomandazione per valutare la legittimità di una ICO è l’Howey Test, vecchio di 70 anni, ma sufficientemente attuale da poter essere applicato a modelli così innovativi. Secondo il test adottato dalla SEC, un contratto di investimento – e quindi anche una ICO – può essere considerato una “security” (un titolo, come un’azione o un’obbligazione) legittima a tutti gli effetti quando:

  • c’è un investimento di denaro;
  • l’investimento è in un’impresa comune;
  • l’investimento ha una ragionevole prospettiva di profitto;
  • ogni profitto è derivato dagli sforzi di altri, quindi al di fuori del controllo degli investitori.

Siamo evidentemente nel campo del buon senso e non può essere considerato un test estremamente affidabile, tuttavia se non si riconoscono tutti questi elementi, meglio stare lontano da quella ICO e investire i propri risparmi altrove!

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