Criptovalute, sale l’interesse: ma solo un italiano su 10 le conosce a fondo

L’indagine di Kaspersky: a frenare la diffusione di questo nuovo strumento sono sopratutto la mancanza di comprensione sui meccanismi che lo governano e la poca fiducia. E il tasso di adozione rallenta

Pubblicato il 19 Giu 2019

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Quali sono i motivi alla base del rallentamento che l’edizione delle criptovalute sta registrando? Essenzialmente due: il fatto che gli utenti, pur interessati al fenomeno, comprendano con difficoltà i meccanismi che governano il funzionamento di Bitcoin & Co, e il fatto che questa mancata comprensione provochi una “crisi di fiducia” verso lo strumento. A evidenziarlo è un recente studio condotto su scala globale da Kaspersky Lab, “Uncharted territory: why consumers are still wary about adopting cryptocurrency”, secondo cui il 29% delle persone (che sale al 36% se si considera soltanto l’Italia) a in generale cosa sia una criptovaluta ed è al corrente del fatto che sia una tecnologia in espansione, ma solo una persona su 10 conosce bene come funzioni (ma scende all’8% in Italia). 

Più in generale a oggi quattro persone su cinque, pari per la precisione all’81% (84% in Italia),  non hanno mai acquistato criptovalute, a testimoniare come la strada da fare prima che questo metodo sia accettato comunemente sia ancora lunga.

Tra chi poi si è informato su come funzionano le cryptocurrencies, un terzo – secondo la ricerca – ha deciso di non utilizzarle perché ha giudicato il meccanismo come troppo complicato.

Altri timori riguardano la stabilità di questo metodo di pagamento: se ne preoccupa il 49% e il 31% del campione globale, sostenendo di poter prendere in considerazione l’opportunità di utilizzare una criptomoneta soltanto quando verrà resa più stabile. Un 29% (contro il 35% a livello globale) degli intervistati, infine, ritiene che quella delle cryptocurrenciens sia soltanto una moda destinata a passare in fretta, e per questo preferisce non avvicinarsi. Tra i rischi emerge inoltre quello legato alla sicurezza informatica, dal momento che un quinto degli intervistati afferma di aver subito attacchi informatici durante le transazioni, soprattutto dovuti al fatto che i criminali erano falsi portafogli elettronici per attirare le persone a investire il loro denaro: il 15% degli intervistati ha dichiarato di essere stato vittima di frodi legate a questo tipo di valute, ma la percentuale scende al 7% in Italia.

Se si guarda al futuro, un quinto degli intervistati dice di non aver finora utilizzato Bitcoin & co: ma di prendere in considerazione l’idea di farlo in futuro, 

“È chiaro che l’adozione mainstream e la crescita della moneta virtuale venga frenata dalla natura vulnerabile della tecnologia – afferma  Morten Lehn, General manager Italy di Kaspersky – Se da un alto gli utenti dimostrano un forte desiderio di utilizzarla, investire il denaro guadagnato duramente in qualcosa che non si comprende o di cui non ci si fida rappresenta un ostacolo. Poiché la sicurezza degli investimenti è di fondamentale importanza per gli utenti è necessario che prendano le giuste misure per salvaguardarla. Come con qualsiasi minaccia informatica, non c’è alternativa all’essere vigili – se qualcosa sembra troppo bello per essere vero, probabilmente lo è. Nel caso si vogliano scambiare cripto-assets in qualsiasi altro tipo di mercato è importante prestare attenzione alla sicurezza delle credenziali del proprio conto. Se il vostro obiettivo è un investimento a lungo termine o quello di utilizzare le cryptovalute per i pagamenti, fatelo in ambienti sicuri e utilizzate più portafogli o distribuiteli tra software e hardware. Incoraggiamo inoltre le aziende di crypto a organizzarsi in modo efficace per dimostrare di essere in grado di proteggere gli investimenti dei propri clienti”.

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