Ecco come la blockchain cambia il mondo dell’arte con il nuovo paradigma di NAO

Grazie al concetto e al servizio di NON-Fungible Art Order e al ruolo degli NFT arriva una soluzione resiliente a censure che permettere agli artisti di concentrarsi solo sulla creazione e che affronta in modo innovativo i temi legati a proprietà, fisicità, manipolazione e falsificazione

Pubblicato il 04 Set 2019

NAO

Il digitale ha da tempo portato una ventata di innovazione nel mondo dell’arte, si è consolidato un filone importante di creatività digitale e ci sono soluzioni che permettono la gestione del mondo dell’arte. Nello stesso tempo con la blockchain ci siamo abituati ad usare l’espressione “cambio di paradigma” e nel caso dell’arte questo concetto sembra oggi più che mai appropriato.

Se poi guardiamo al progetto NAO, acronimo di NON-Fungible Art Order, siamo davanti a un nuovo approccio culturale nei confronti dell’arte e a un nuovo modello di gestione dei valori economici che nasce nell’ambito delle iniziative progettuali di Decentra, Accademia dei Registri Distribuiti di Bologna. Un orizzonte nel quale si intravede una nuova prospettiva rispetto ai temi della proprietà, della condivisione, del “godimento” del bene artistico e della sua stessa creazione.

Il progetto NAO nasce per opera di un team che è composto da Alessandro Mario Laganà Toschi, Blockchain Architect, Co-founder in Risepic, Robe and Decentralized AI; Marco Vasapollo, Chief Technology Officer, founder in MetaRing e Robe; Salvatore Alessandro Di Blasi, Strategy & Partnership, Brand Manager & General Partner di Decentra; Valerio Dehò, Art Critic Advisor, Esthetic Teacher

Arte e blockchain: l’artista si deve concentrare sulla creazione

Il progetto NAO punta a proporsi come una soluzione resiliente a censure e a qualsiasi forma di falsificazione e ha lo scopo di consentire all’artista di concentrarsi al massimo e al meglio sul momento della creazione. Ed è interessante vedere come avviene questo processo. Il punto di partenza è nell’idea stessa di NAO che nasce e si sviluppa nell’ambito di quello che viene definito come il “Quadrilemma dell’arte”. Più concretamente lo spazio nel quale l’arte si confronta con i temi della proprietà, della corporeità, della manipolazione e del valore.

La proprietà è il punto di partenza e parte dalla differenziazione tra arte tradizionale “fisica” e tangibile e arte digitale, che si sviluppa in “bit”, in codice digitale. Dunque, da una parte l’arte fisica e tangibile, che nasce e si concretizza con una consistenza materiale e dall’altra l’arte digitale, che ha invece dei limiti che fanno riferimento alla specifica rappresentazione digitale in codice.  Da qui una serie di differenze: l’arte fisica tradizionale non è condivisibile, l’arte digitale si può facilmente condividere; l’arte tradizionale è complicata da verificare, se non con strumenti e competenze specifiche, quella digitale non ha un suo proprio valore intrinseco. Inoltre, se si guarda alla corporeità, l’arte tradizionale non può non fare riferimento al ciclo di vita dei materiali che ne permettono la realizzazione che in generale si possono corrompere e che possono essere distrutti; l’arte digitale al contrario dipende dalla volontà e dall’interesse dell’autore o del proprietario a mantenere disponibili e “non censurare i propri bit”.

Gestire la manipolazione delle opere d’arte a partire dalla blockchain

Una ulteriore differenza sostanziale la troviamo a livello di manipolazione: nel caso dell’arte tradizionale ogni oggetto artistico è (purtroppo) manipolabile e a certe condizioni è anche replicabile, ovviamente e primariamente dal proprietario. E per tanto tempo il mondo dell’arte non è riuscito a trovare delle soluzioni che permettessero di risolvere questo problema in modo affidabile.

La manipolazione è un tema che incide direttamente sul valore unitamente ovviamente al tema della replicabilità. Ogni opera tradizionale può essere replicata in modo digitale e in questo modo può essere condivisa e anche su questo è necessario disporre di forme di protezione per mantenere e proteggere il valore intrinseco delle opere e fornire garanzie al mondo dell’arte.

Ed è qui che si colloca il paradigma del NON-Fungible Art Order, una applicazione realizzata su un protocollo open source che permette di creare opere d’arte con una validazione della proprietà che non necessità dell’intervento di un ente terzo o di società di certificazione. L’opera si sviluppa sfruttando la tecnologia Non-Fungible Token (NFT) nella forma di token funzionali in grado di garantire l’unicità e la non replicabilità dei dati. NAO nasce grazie alla piattaforma Robe basata sulla rete blockchain di Ethereum e su AION attraverso Smart Contract e consente la creazione di multipli NFT strutturati per mantenere i dati con standard HTML.

La storia della creazione dell’opera d’arte nella blockchain

Il concept di NAO punta a garantire una forma di prevenzione delle frodi di tipo “by design” e si concretizza anche nello sviluppo di opere d’arte “D.Art”. Per comprendere una delle specificità di NAO occorre fare riferimento alla capacità di unire l’identità dell’opera al percorso creativo che è stato seguito dall’artista nella sua realizzazione e di portare sulla blockchain la rappresentazione di questa storia. L’artista ad ogni tipo di azione e intervento creativo nello sviluppo dell’opera effettua una transazione e a genera un NFT che è poi concatenato e strutturato per mantenere le informazioni di quello precedente. Con questo metodo si genera appunto un racconto, una storia, un flusso di azioni, ciascuna è codificata e l’identità dell’opera viene fissata anche dalla storia stessa delle azioni e dal loro percorso che sono una componente e una caratteristica dello stile e della personalità dell’artista.

In concreto la sicurezza dell’opera è strutturata sul percorso “storico” delle singole azioni dell’artista che l’ha prodotta. E la rappresentazione completa dell’opera è nella somma di tutte le azioni e dalla logica seguita che viene appunto registrata in token NTF non manipolabili. A questo punto entra in gioco il “Wallet” criptato dell’artista che gestisce gli NFT e che valida il Timestamp e la proprietà intellettuale dell’invenzione, attraverso la sua chiave pubblica (Identificativo) e attraverso la chiave privata (Segreta).

La chain che si va a comporre sulla base di questi dati rappresenta la storia dell’opera in termini di transazioni. Con lo scambio del primo NFT si sancisce l’avvio del processo cui seguono i dati relativi a tutti i movimenti in occasione di ogni cessione/acquisto. In questo modo i componenti del progetto NAO sono da individuare nel wallet dell’artista innanzitutto, nella storia degli NFT, ovviamente l’opera d’arte e poi nella sequenza di transazioni: First Buyer Wallet, Second Buyer Wallet etc

Una nuova gestione della proprietà dell’opera d’arte

Si viene così a creare una nuova gestione della proprietà che trova in NAO la sua rappresentazione. Se si parte dal presupposto che sia sul piano fisico, sia su quello digitale le opere d’arte possono essere riprodotte con relativa facilità, ecco che la protezione è un tema di radicale importanza, sia dal punto di vista sociale in termini di credibilità del mondo dell’arte, sia ovviamente in termini di business. Ed è anche qui che c’è più bisogno di innovazione.

Non meno importante anche se con prospettive diverse il tema della manipolazione. Una questione che corre sottotraccia e che appare in tutta la sua portata nel momento in cui impatta o incide sulle logiche di business. Nella realtà, chi possiede un’opera tangibile è nella condizione di manipolarla; nello stesso modo chi controlla i server che gestiscono il codice di un’opera in formato digitale è a sua volta nella condizione di manipolarla o nel peggiore dei casi la può eliminare.

La struttura basata sul “racconto” dell’opera e sulla sua storia consta di una serie di NFT che non solo non sono manipolabili, ma non è nemmeno modificabile la loro sequenza, ovvero il percorso seguito d’artista per generare il suo lavoro che è parte integrante dell’identità univoca dell’opera.

Con questo processo tutti i successivi proprietari dell’opera potranno eventualmente creare un “fork” e generare una nuova opera sulla base dell’opera originale, che resta comunque inalterata. In questo modo NAO permette di proteggere l’opera, di impedirne la manipolazione, ma consente un eventuale processo di “arricchimento” dell’opera, ovvero di prosecuzione del suo “percorso” ad opera di altri soggetti che non possono però intervenire sul lavoro dell’artista – che resta dunque inalterato e originale.

In questo caso il nuovo proprietario conquista una sorta di diritto di manipolazione che non distrugge o mette in discussione il valore dell’opera originale, ma la può potenzialmente aumentare e in questo caso la sintassi del percorso assume questa struttura: Sum of history of NFTs – New history of NFTs with another wallet – Artist Wallet – Artwork – Buyer Wallet – Artwork 2

Arricchire l’opera d’arte, grazie alla blockchain

E arriviamo infine alla “corporeità” dell’opera. Si tratta in questo caso di un valore che rappresenta un chiaro limite nel caso dell’arte tangibile. Un limite che però configura un aspetto importante in termini di valore intrinseco nell’arte digitale. Con gli NFT e con la storia del percorso artistico, NAO è nella condizione di rappresentare l’opera con le caratteristiche “fisiche” dell’arte tangibile, ma nello stesso tempo con tutte le forme dell’arte digitale

NAO permette cioè di gestire le opere digitali come codice in formato SVG e standard HTML. Un formato con una migliore resilienza rispetto alla digital art più tradizionale, che viene normalmente gestita in formati fotografici come PNG, JPG. Inoltre, l’impostazione in formato SVG permette di utilizzare le opere in modalità multidevice e multipiattaforma su diversi browser, su smartphone o sullo schermo TV, sino a forme di esperienziali di realtà aumentata.

Arte decentralizzata e tokenizzazione dell’arte

Il valore intrinseco di un’opera d’arte è dato da privilegi unici che il proprietario riceve, come la possibilità di esibire l’opera o come quello di metterla in commercio. NAO arricchisce queste opportunità prima di tutto in termini di processo: l’acquirente di un’opera di “tipo” NAO non ha la necessità di fare riferimento ad autorità terze per certificarne la validità. E’ poi l’unico soggetto che dispone dei privilegi per effettuare un fork e dunque per poterla poi manipolare con la certezza di mantenere il valore unico dell’originale. Il carattere multidimensionale del codice ne consente l’utilizzo in tante forme diverse.

Non bisogna confondere il progetto NAO con il filone di progetti di tokenizzazione dell’arte che stanno affrontando, con approccio e modalità diverse, il tema della protezione e della condivisione delle opere d’arte. Il modello NAO vuole prima di tutto mettere a disposizione degli artisti un nuovo “modo” di fare arte e una forma di creatività basata sulla Blockchain. L’opera prodotta è un insieme di dati decentralizzati e nelle transazioni gli acquirenti dispongono di diritti o privilegi diversi che entrano a far parte della programmazione, che sono nel codice dell’opera e anche in questo modo l’opera riesce ad acquisire un valore intrinseco che risulta più sicuro e resiliente alle manipolazioni.

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