Blockchain e arte: tra crypto arte e tokenizzazione

Con “CryptoArt” ci si riferisce a una recentissima corrente artistica all’interno della quale l’artista produce opere d’arte, tipicamente immagini fisse o animate e spesso in stretta collaborazione con la macchina, distribuendole e rendendole pubbliche sfruttando la tecnologia blockchain e la rete peer-to-peer IPFS (InterPlanetary File System)

Pubblicato il 16 Mar 2021

Silvia Doria

Partner, Studio De Berti Jacchia

Giulietta Minucci

Studio De Berti Jacchia

crypto arte token

La blockchain è entrata nel mondo dell’arte, lo sta rivoluzionando e i big player del mercato se ne sono accorti. Case d’asta, artisti, collezionisti e investitori ne sono attratti e i fatti lo confermano. La gif del gattino arcobaleno che vola in un cielo stellato dell’artista Chris Torres, nota come Nyan Cat, è stata venduta all’asta per 300 Ethereum (circa 590mila dollari) sulla piattaforma marketplace Foundation. Christie’s, la casa d’aste più grande del mondo, sta tenendo – proprio in questi giorni – la prima asta di un’opera completamente immateriale: “Everydays”, dell’artista e graphic designer Beeple (all’anagrafe Mike Winkelmann). E ancora. Un’opera di Bansky, “Morons (White)”, è stata bruciata dalla start-up “Injective Protocol in diretta YouTube e Twitter, successivamente convertita in un NFT (Non Fungible Token) a cui è stata legata “l’immagine digitale dell’oggetto”.  Questi sono solo alcuni esempi di come negli ultimi anni l’applicazione della tecnologia blockchain, tramite i token, stia modificando il settore, innovandolo e trasformandolo nella crypto arte.

Crypto arte: una prima definizione

Quando si parla di “CryptoArt” ci si riferisce a una recentissima corrente artistica all’interno della quale l’artista produce opere d’arte, tipicamente immagini fisse o animate e spesso in stretta collaborazione con la macchina (non necessariamente un computer ma anche uno scanner o una vecchia Polaroid), distribuendole e rendendole pubbliche sfruttando la tecnologia blockchain e la rete peer-to-peer IPFS (InterPlanetary File System).

Questo movimento artistico, nato negli Stati Uniti attorno, appunto, alla tecnologia blockchain, trae origine dall’esigenza di dare a un’immagine virtuale la dignità di un’opera d’arte che viene resa unica, eterna e collezionabile tramite l’associazione ad un token, ovvero di uno strumento che è in grado di dare la prova dell’autore dell’opera, della provenienza, della proprietà dell’opera stessa.

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Una creazione Hackatao

Anche in Italia si è sviluppata – e si sta sviluppando – la “Crypto Art”. Tra i pionieri del movimento italiano vi è il duo Hackatao, formato da Sergio Scalet e Nadia Squarci, che con la loro mostra personale Fight Fear hanno dato il via alla prima esposizione italiana di questo movimento artistico.

Pur non sussistendo una definizione univoca e istituzionalizzata, per crypto arte può intendersi l’arte digitale, sia che essa sia nativa digitale sia che tragga origine da un oggetto tangibile, purché sia legata alla tecnologia blockchain.

Il token: lo strumento tramite cui l’arte digitale diventa crypto

Il termine cripto arte è spesso, se non sempre, associato al termine token, ossia quello strumento che permette all’arte digitale di diventare crypto, tramite il legame tra il token stesso e una piattaforma blockchain. Non tutti i token, tuttavia, sono in grado di tramutarsi in opera d’arte. Ma procediamo con ordine.

Che cosa è anzitutto un token? Un token è un asset digitale che può essere scambiato su una piattaforma blockchain tra due parti, senza che sia necessaria l’azione di un intermediario. Più precisamente, il token consiste in un’informazione digitale registrata in blockchain che associa a un soggetto un particolare diritto (come ad esempio un diritto di proprietà), un bene (come ad esempio un’opera d’arte) o un servizio.

I token si caratterizzano per liquidità (può essere trasformato in valuta fiat, ossia in moneta legale sia essa euro, dollaro o yen, o in criptovaluta), frazionabilità (permette la suddivisione del valore in unità più piccole), scambiabilità (consente di effettuare compravendite), immutabilità (permette l’immodificabilità delle informazioni una volta inserite in blockchain).

Un token può essere fungibile, ossia un Fungible Token (FT) o non fungibile, Non-Fungible Token (NFT). I Fungible Token sono quei token il cui valore può dirsi intercambiabile. Un esempio di token fungibile è la moneta: il valore di 1 euro è quello di qualsiasi altro euro, così come accade anche per il Bitcoin o l’Ether.

Il Non Fungible Token ha, invece, un valore unico nel suo genere e non è intercambiabile. La non intercambiabilità permette all’ informazione digitale registrata in blockchain di fornire una rappresentazione univoca di un determinato asset, sia esso reale o digitale. Il NFT è unico, non divisibile o frazionabile, risponde alle esigenze di scarsità digitale, ossia di limitazione delle risorse in formato digitale.

E sono proprio gli NFT a essere lo strumento tramite cui l’arte digitale diventa crypto arte.

Le applicazioni dei token nel mondo dell’arte: NFT come opera d’arte

Gli NFT nel mondo dell’arte stanno prendendo sempre più piede e quella che sembrava essere una “bolla” o ancora l’arte del futuro è oggi l’arte del presente ed uno strumento utilizzato dagli artisti, voluto da collezionisti e investitori, sfruttato dalle case d’asta.

Un NFT diviene un’opera digitale grazie alla blockchain. Questo può avvenire grazie alla creazione di un token – che sfrutta ad esempio lo standard ERC-721 – che ha le caratteristiche di unicità e al cui interno sono inseriti i metadati dell’opera che la rendono irripetibile.

L’opera d’arte viene firmata con il proprio wallet dall’artista tramite la chiave pubblica e quella privata, apponendo il timestamp, così validando la titolarità dell’opera. In tal modo l’opera d’arte (e quindi il NFT) viene immessa nella rete peer-to-peer e distribuita tra i vari nodi della rete che le attribuiscono un codice univoco, funzionale a contraddistinguerne il contenuto, così permettendo che quell’opera di quell’artista avrà sempre lo stesso titolo e sarà così identificata dalla rete. Al momento dell’eventuale acquisto, una nuova transazione viene immessa nella blockchain e il token dell’opera passa dall’artista al wallet del collezionista compratore.

Il fenomeno dei CryptoKitties, lanciato nel 2017 dallo studio canadese Axiom Zen è stato il primo caso di “cryptocollectible” con eco internazionale. Questa iniziativa di successo ha stimolato la nascita di servizi di emissione, scambio e custodia di asset digitali di tipo collezionabile. Sono nati così ecosistemi dedicati come Rarible e Open Sea che hanno segnato un punto di incontro tra i collezionisti e una schiera di decine di migliaia di creator sempre più variegata.

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CryptoKitties

Le applicazioni dei token nel mondo dell’arte: tokenizzazione di un’opera d’arte

Nel mondo dell’arte la tecnologia blockchain e i token possono trovare la loro applicazione non solamente nelle opere native digitali che da meramente tali diventano crypto arte per l’inserimento del token in un sistema blockchain, ma anche nelle opere native analogiche, tramite la tokenizzazione delle stesse.

Con tokenizzazione si intende la frammentazione o la cartolarizzazione di un’unica opera in più parti virtuali, rappresentate proprio dai token.

Per comprendere il processo di tokenizzazione potremmo pensare all’opera come a un puzzle e ai token come alle tessere che lo compongono. Il venditore dell’opera – sia essa nativa analogica o digitale -potrà frammentare l’opera in tanti token, così convertendo il diritto di proprietà della porzione di quell’opera in un token, registrato su blockchain. Vi saranno così tanti token quante saranno le porzioni in cui l’opera è stata frammentata e tra l’opera di crypto arte e il token opererà uno smart contract, ossia protocolli informatici che rispondono alla logica “if this, then that”.

Con la conversione di tutti o parte dei diritti di proprietà sull’opera in token, chi acquisterà il token acquisterà le quote dell’opera legate a quel token, divenendo non il proprietario di un bene fisico, ma di un certificato di proprietà digitale.

Ogni NFT avrà un proprio ID specifico che lo collegherà alla frazione di bene corrispondente – nel nostro esempio alla tessera del puzzle corrispondente – che altro non è se non un certificato di proprietà digitale su una porzione di quella specifica opera.

La prima esperienza di tokenizzazione applicata all’arte risale a giugno 2018, quando il dipinto (analogico) di Andy Warhol14 Small Electric Chairs” è stato tokenizzato sulla piattaforma blockchain Maecenas Fine Arts con vendite del 31,5% di quote corrispondenti a 1,7 milioni di euro.

Inquadramento giuridico e aspetti legali dei token

Da un punto di vista strettamente giuridico, non sussistendo ancora all’interno dell’ordinamento nazionale un inquadramento giuridico ad hoc dei token, come avvenuto in altri ordinamenti (ad esempio in Giappone), e non essendo stato positivizzato questo strumento con la Legge n. 12/2019, di conversione del D.L. 135/2018 (c.d. Decreto Semplificazioni 2019) tramite cui è stata introdotta nel nostro ordinamento la definizione di “smart contract” e di “tecnologie basate su registri distribuiti”, i token – applicando analogicamente gli istituti già positivizzati nel nostro ordinamento – possono essere differentemente classificati in base alle funzioni cui sono attribuiti.

I token che conferiscono al titolare il diritto a utilità che derivano dall’asset posseduto (c.d. equity token) o ancora i token che attribuiscono la proprietà di un bene (c.d. asset token), potrebbero essere inquadrati nei titoli di credito di cui all’art. 1992 del Codice Civile. In altri termini, così come i titoli di credito (siano essi cambiari, obbligazionari, di prestito, di partecipazione o ancora rappresentativi di merci e titolo di legittimazione) conferiscono al possessore, previa loro presentazione, il diritto alla prestazione indicata, i token conferiscono il diritto che il distributed ledger su cui sono implementati gli ha attribuito per mezzo di smart contract.

Se, invece, si assimilano i token a strumenti finanziari o prodotti di investimento assicurativi, seguiranno invece la disciplina di cui al Testo Unico Finanza.

Quanto, invece, ai Non fungible token gli stessi, proprio per le loro caratteristiche intrinseche, possono essere qualificati come beni infungibili, per tali intendendosi quelli individuati nella loro specifica identità, così necessitando di una disciplina giuridica diversificata.

Se, per il trasferimento della proprietà di una determinata quantità di beni fungibili, non è sufficiente che sia intervenuto l’accordo tra venditore e acquirente, occorrendo altresì la separazione (o specificazione), la quale consiste nella numerazione, nella pesatura o nella misura della parte dovuta, per trasmettere dal venditore all’acquirente la proprietà di un bene infungibile è sufficiente che le parti raggiungano un accordo al riguardo, senza necessità di ulteriori adempimenti.

Dunque, se si acquista dall’autore un’opera digitale (e quindi si acquista un NFT), per il trasferimento della proprietà sarà sufficiente l’accordo tra le parti.

Conclusioni

I dati economici dimostrano che il mercato dell’arte è in forte crescita e accanto ai mercati tradizionali la digital art e la crypto arte stanno avendo una rapida espansione. Nel mercato dell’arte la tecnologia blockchain è pertanto un’opportunità positiva, in quanto può offrire maggior trasparenza nelle transazioni, consentire una immediata autenticazione delle opere, permettere la cartolarizzazione di un’opera e ancora permettere di investire nell’arte seguendo dinamiche differenti.

La tecnologia blockchain con le sue caratteristiche – decentralizzazione, immodificabilità e trasparenza – potrebbe giocare il ruolo di key player per risolvere alcuni aspetti critici del mercato dell’arte quali, tra il resto, la possibilità di realizzare opere d’arte digitali, garantendone e certificandone l’autenticità, nonché la possibilità di cartolarizzare un’opera d’arte, distribuendo un certificato digitale di proprietà di una porzione dell’opera.

E così, realizzando edizioni limitate di un’opera d’arte e inserendole tramite NFT su blockchain, si avrà la sicurezza che quell’opera è l’unico esemplare originale. Con gli NFT uno dei più gravi problemi del mercato dell’arte, la contraffazione, verrebbe minimizzato.

E ancora, grazie alla tecnologia blockchain è possibile certificare che l’opera è frutto del lavoro creativo e di ingegno di un determinato artista. I problemi dell’autenticità dell’opera e della paternità della stessa potranno essere notevolmente ridimensionati. Sarà, infatti, sufficiente che l’artista dopo aver creato l’opera la registri come propria su blockchain, firmando il token con le proprie chiavi (pubblica e privata), perché diventi un’opera di crypto arte.

Parimenti, tramite la tokenizzazione di un’opera sarà possibile acquistare porzioni dell’opera stessa, così permettendo l’investimento in opere d’arte anche a chi non ha grandi capitali, potendosi parlare di democratizzazione dell’arte e dell’arte non solo come forma di collezionismo ma come forma di investimento.

Non può nascondersi, tuttavia, che è vero che la tecnologia blockchain può e potrà indubbiamente favorire il mercato dell’arte, anche semplificandone i processi, ma è altrettanto vero che essa presenta comunque dei limiti. La blockchain potrà giovare al mercato dell’arte soltanto se i dati che la compongono saranno affidabili e questo è sicuramente possibile per le opere digitali, che potranno essere registrate direttamente sulla blockchain o per le opere fisiche di recente realizzazione, la cui expertise (e quindi la storia dell’opera) può essere ricostruita sino al momento della loro uscita dallo studio dell’artista.

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