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La blockchain per le imprese artigiane, un caso tutto italiano

Savio Firmino è un’azienda storica fiorentina che realizza prodotti in legno di design, Apuana SB è una società benefit di Carrara che offre una piattaforma blockchain e un modello di rete al servizio delle PMI. La loro storia incrociata dimostra che l’innovazione non è appannaggio esclusivo delle imprese di grandi dimensioni e neppure delle organizzazioni che dispongono di cospicui capitali

Pubblicato il 21 Giu 2022

SavioFirmino-Blockchain

Le storie di Savio Firmino e Apuana SB contraddicono l’idea che l’innovazione tecnologica, e in particolare quella di frontiera, riguardi esclusivamente le aziende di grandi dimensioni. Entrambe, infatti, incarnano esperienze imprenditoriali legate all’artigianato di eccellenza made in Italy che in Toscana ha una lunga tradizione distrettuale. Savio Firmino è stata fondata nel 1941 a Firenze e oggi prosegue nella produzione di oggetti di arredamento in legno innestando su questa forma d’arte classica una serie di innovazioni che puntano a conservarne la genuinità. Tra le tecnologie su cui la società sta lavorando in partnership con centri di ricerca e altre imprese, rientrano ad esempio realtà virtuale e realtà aumentata nel progetto Colux, piattaforma di co-design finanziata dall’Unione europea che mette a disposizione degli utenti uno strumento digitale evoluto per l’arredamento degli interni. Quella di Apuana SB è stata una trasformazione ancora più radicale, poiché fa riferimento a una startup nata dalle ceneri di un’impresa familiare di Carrara specializzata in precedenza nella lavorazione del marmo. Le due storie si sono incrociate grazie alla prossimità geografica e al ricorso alla blockchain.

La blockchain per la tracciabilità dei prodotti artigianali

Di ritorno dall’ultimo Salone del Mobile, che si è tenuto a Milano dal 7 al 12 giugno, Cosimo Savio, presidente della Savio Firmino, racconta l’evoluzione della sua organizzazione alle prese con la tecnologia della catena dei blocchi: “L’anno scorso avevamo portato al Salone un solo progetto come prototipo. Quest’anno siamo riusciti a estendere la blockchain a tutta una serie di prodotti che prima non erano certificati”. Un cammino, quello della tracciabilità delle informazioni, destinato ad abbracciare tutti i processi produttivi, con particolare riguardo a quelle linee di produzione che necessitano più di altre di essere accompagnate da requisiti di assoluta trasparenza. “Abbiamo una collezione di arredi per bambini – esemplifica Cosimo Savio – e desideriamo certificare i vari elementi della collezione, sia dal punto di vista dei materiali utilizzati sia in merito all’utilizzabilità del prodotto”. Avvalersi della blockchain ha anche l’obiettivo di offrire la garanzia al cliente finale che ciò che compra è sia un prodotto originale realizzato con determinate caratteristiche sia parte di quello che la Savio Firmino definisce “circle life”, cioè una sorta di cordone ombelicale con l’azienda che assicura l’autenticità del manufatto nei successi passaggi che dovessero interessarlo, dal restauro all’eventuale rivendita. Non è stato semplice trovare una piattaforma di blockchain in campo manifatturiero. “Si tratta comunque di una tecnologia di nicchia e non tutti i tentativi, come quelli nella moda, si sono dimostrati all’altezza” dice ancora Savio. Poi, circa 2 anni fa, l’incontro con Apuana SB ha segnato la svolta.

Dal marmo a un modello di business che aiuta le PMI a distinguersi

È stato Claudio Morelli, insieme all’ingegner Fabio Gatti, a dare vita nel 2019 ad Apuana SB, decidendo di rimarcare già nel nome un’idea di impresa che non si limitasse a redistribuire gli utili, visto che “SB” sta per società benefit. Nello spirito della legge 208 del 28 dicembre 2015, che ai commi 376-384 ha introdotto nel nostro ordinamento questa tipologia di organizzazione, Apuana punta alla crescita digitale delle piccole realtà produttive locali con l’obiettivo di non farle soccombere in un mercato internazionale sempre più competitivo. A tal fine, si avvale di due strumenti: il servizio MyLedger, che si basa sull’utilizzo di codici univoci e di chip elettronici anticontraffazione registrati su di un’infrastruttura informatica di blockchain; una rete informale tra imprese che si occupa di ricerca precompetitiva e del coordinamento incrociando il modello di fabbrica diffusa con i principi dell’open innovation.

Morelli ha portato dentro Apuana tutta la sua esperienza maturata nell’azienda lapidea di famiglia nella realizzazione di basi di marmo per coppe sportive, un’esperienza messa a dura prova nel primo decennio del Duemila dalla concorrenza cinese che l’ha spinto a riconvertire non solo la produzione ma l’intero modello di business. “All’inizio ho creato su una pagina di Facebook un gruppo costituito da una rete non formalizzata di imprese e ho introdotto in questa rete i principi del lean manufacturing” ricorda. Da lì alla blockchain il passo è stato quasi obbligato, tenuto conto che i concetti di incorruttibilità del dato e di tracciabilità delle informazioni trovano nella seconda il loro ambito naturale e, in più, possono rappresentare la leva distintiva per un mercato come quello delle PMI che spesso è trascurato dai big vendor di soluzioni tecnologiche. Oggi Apuana SB ha 22 soci, compreso Savio Firmino, che riflettono a livello di governance la struttura del registro distribuito o Distributed Ledger. Entro la fine del 2022 dovrebbe raggiungere una capitalizzazione che si aggira attorno al milione di euro, a cui vanno aggiunti altri 500 mila euro ottenuti tramite la vincita di bandi pubblici. A dimostrazione del fatto che innovazione tecnologica spinta e mondo dell’artigianato possono stipulare forme di collaborazione proficue e durature.

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