Le startup in Italia: formazione, focalizzazione sul progetto e posizionamento su B2B e B2B2C

Dalla ricerca “La voce delle startup” realizzata d Italia Startup in collaborazione con GRS-Ricerca e Strategia esce anche l’identikit dello startupper italiano che con un’età media di 40 anni, tante aspettative di crescita già nell’esercizio in corso è impegnato in imprese di piccole dimensioni con poca propensione all’export

Pubblicato il 01 Ott 2017

Enrico Gallorini, Co-Founder, CEO di GRS Ricerca e Strategia
Enrico Gallorini, Co-Founder, CEO di GRS Ricerca e Strategia

Tanta focalizzazione sul progetto, tanta formazione e tante aspettative dal futuro. Per tracciare il profilo delle startup del nostro paese arriva la ricerca “La voce delle startup” che con la seconda edizione, dopo la prima del 2015, inizia a fornire anche una prima importante indicazione su alcune dinamiche di questo profilo. Gli startupper italiani sono giovani, hanno mediamente intorno ai 40 anni, sono preparati e non nascondono certamente la loro passione per la tecnologia. La loro esperienza di innovazione imprenditoriale si svolge prevalentemente in imprese di piccole dimensioni, con un chiaro orientamento al mondo business to business o al business to business to consumer.

La voce delle startup” nata per iniziativa di Italia Startup in collaborazione con GRS-Ricerca e Strategia, ha concentrato l’attenzione su un campione di oltre 300 startup dove operano imprenditori che si sono posti prima di tutto e l’obiettivo di portare innovazione nel proprio settore professionale.

Si tratta di imprenditori che hanno avuto coraggio, ma che hanno anche un forte senso pratico tanto che metà degli intervistati ci tiene a sottolineare tra i punti di forza della propria startup il focus totale sul progetto. Pragmatismo si, ma anche tante aspettative. Interrogati sulle prospettive di crescita il 40% degli intervistati prevede un incremento variabile nel numero di dipendenti da +6% a +25%, mentre il 74% delle startup prese in esame prevede una forte crescita del fatturato nell’esercizio in corso.

Se serviva una conferma sul livello di preparazione nelle startup italiane questa è arrivata. «Dalla ricerca emergono i valori legati alla qualifica e all’esperienza professionale degli startupper italiani, con un miglioramento rispetto all’indagine realizzata nel 2015». Enrico Gallorini, Co-Founder, CEO di GRS Ricerca e Strategia e coordinatore della ricerca, commenta i risultati sottolineando la forte focalizzazione e attenzione degli startupper al progetto di business e al mondo delle imprese nella logica B2B. «C’è un forte orientamento prevalente verso il mondo B2B e B2B2C – osserva Gallorini – , nella direzione di offrire soluzioni di matching con l’industria. B2B e/o B2B2C raccolgono il consenso e l’attenzione dell’87% delle imprese innovative italiane con una crescita del 7% rispetto alla precedente edizione della ricerca. Più in dettaglio la ricerca mostra una netta prevalenza di attività legate al B2B Business-to-Business (50,7%) e al B2B2C Business-to-Business-to-Consumer (36,1%), mentre solo l’11% dello startup opera in un contesto di puro B2C. E certamente la Blockchain è uno dei settori e degli ambiti che più stanno favorendo lo sviluppo di startup.

«Nello stesso tempo – conclude Gallorini – appare chiara la voglia di intraprendere e di crescere che deve però essere sostenuto con politiche e azioni concrete a supporto». Le aziende sono ancora piuttosto piccole. Dal punto di vista delle risorse umane il 50% delle realtà intervistate dichiara di avere un team composto da un numero variabile da 3 a 9 persone; il 32% del campione si ferma a 3 dipendenti; solo il 13% dichiara d operare con un team che varia dai 10 ai 20 individui e oltre.  Pochi dunque, ma, verrebbe da dire, buoni, e da tenere bene aggiornati. Appare infatti molto buona la preparazione degli startupper italiani con un 26,2% che vanta un percorso di studi con laurea di secondo livello; con un 30,2% che ha un master o un post laurea e con programmi di preparazione importanti a livello di preparazione interna. Da evidenziare che nel 28% delle startup intervistate vengono organizzati progetti di formazione interna annuale per un periodo superiore alle 40 ore a dipendente, mentre nel 21% dei casi si parla di un impegno in formazione che varia dalle 21 alle 30 ore.

Gli startupper si collocano prevalentemente nella fascia d’età tra i 25 e i 45 anni e la sovrapposizione tra questa ricerca e quella precedente (del 2015) mette in evidenza un incremento del 18% degli imprenditori italiani appartenenti alla fascia di età che va dai 30 ai 39 anni. Si ringiovanisce dunque il gruppo degli innovatori in Italia che restano comunque saldamente ancorati ad un livello di formazione e preparazione elevati. E che mostrano una scarsa propensione all’export. Nel 36% dei casi le imprese intervistate presentano una quota di export che è inferiore al 10% e in un altro 36% non ci sono proprio attività di export in corso.

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