Garavaglia: Il ruolo della Blockchain per l’identità digitale

L’industria che si basa sulla sharing economy può trarre vantaggi dall’adozione di una distributed ledger technology che gestisce le identità digitali

Pubblicato il 31 Ott 2016

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Roberto Garavaglia, Responsabile Editoriale PagamentiDigitali.it
Roberto Garavaglia

di Mauro Bellini @mbellini3

Blockchain4Innovation vuole promuovere la conoscenza della Blockchain in tutte le sue declinazioni e applicazioni con il contributo di esperti e operatori. Certamente i temi del Bitcoin e dell’Identità digitale rappresentano due elementi di grandissima rilevanza, per le opportunità che si possono aprire e per quelle che già sono oggi accessibili e disponibili.

Come sempre la Blockchain accende il dibattito e su questo tema vogliamo invitare alla lettura di un interessante intervento di Roberto Garavaglia, Strategic Advisor per i Digital Payment e coordinatore editoriale, PagamentiDigitali.it pubblicato da CorCom. (leggi l’articolo completo di CorCom).

Garavaglia sottolinea che nel mondo delle crittovalute, di cui il Bitcoin rappresenta l’espressione più famosa,  sono molti i luoghi comuni che tendono a connotarne l’impiego quale strumento che offrirebbe opportunità di anonimato (o pseudo-anonimato). In particolare poi con il termine “crittovaluta” s’intendono le valute virtuali digitali (non fiat) emesse in modo decentralizzato, per le quali Il “libro mastro” può essere pubblico e distribuito (“distributed public ledger”) e nel quale sono mantenute tutte le transazioni effettuate.

Blockchain è una tecnologia che abilita persone diverse e che non si conoscono, a verificare il succedersi di transazioni in crittovaluta memorizzate sul libro mastro.
Il distributed ledger viene acceduto dai partecipanti che operano sulla rete (tramite dei “nodi”) mettendo a disposizione risorse di calcolo, mediante cui si ottempera alla validazione delle transazioni, evitando così, il ricorso ad un intermediario terzo. Durante questo processo possono essere coniate nuove unità di crittovaluta come sistemi di remunerazione che ripaga – almeno in parte – il costo sostenuto dai “Validatori” (risorse di calcolo, energetiche, ecc.).

La decentralizzazione del registro delle transazioni è tale da garantire a tutti e in modo trasparente, la possibilità di verificare la validità di una transazione fin dalle origini e il fatto che una transazione, una volta approvata in un “Block”, non potrà essere più disconosciuta. La presenza di un numero elevato di “Validatori” che ratificano le transazioni, garantisce che per inserire una transazione fasulla, sarebbe necessario mettere d’accordo – almeno – il 50% + 1 dei “Validatori”.

Gli algoritmi su cui si basa la Blockchain, consentono l’impiego di tecniche di scripting per abilitare i “Distributed Contracts” (o “Smart Contract”). Uno “Smart Contract” è un metodo di utilizzo delle crittovalute per formare accordi attraverso la Blockchain, per raggiungere altri scopi, come i “Distributed Contracts” .

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Se si ipotizza di scambiare su Blockchain “Bitcoin” come “tokens” e non come “valuta”, ecco ottenersi una sorta di registro contabile potenzialmente inviolabile, che tiene traccia di tutte le transazioni eseguite. Una distributed ledger tecnology così intesa, permetterebbe il trasferimento di proprietà di “gettoni digitali” a cui possono essere associati svariati beni e diritti nel mondo esterno (asset). Assumiamo, dunque, di poter considerare come asset, la prova dell’Identità Digitale di un individuo. A ciascun soggetto identificato, è possibile attribuire un “token” che lo autorizza a compiere azioni “fisiche” (ossia nel mondo fisco) sfruttando una tecnologia digitale distribuita e l’esecuzione di specifici “Smart Contracts”.

La Blockchain potrebbe essere impiegata (ad esempio da banche) nelle fasi di identificazione e verifica del cliente, agendo come database di identità digitali blindate e crittografate, cui è possibile accedere in alternativa a database centralizzati. Ipotizzando uno scenario di “Permission Ledger” (accessibile solo da un gruppo di istituti finanziari, ad esempio), si potrebbe migliorare l’efficienza dell’intero processo: digitalizzazione delle fasi di rilascio e verifica delle identità digitali, automazione di alcuni passaggi intermedi mediante l’adozione di specifici smart contracts, che controllano (e garantiscono) la corretta esecuzione delle regole. A sua volta l’industria che si basa sulla sharing economy può trarre innumerevoli vantaggi dall’adozione di una distributed ledger technology, mediante cui sono gestite le identità digitali.

Leggi l’articolo completo di CorCom

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